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Eurovision Song Contest 2024: le mie pagelle

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May 6, 2024 by Mosè Viero

L’edizione 2024 dell’Eurovision Song Contest è sui blocchi di partenza e si svolgerà dal 7 all’11 maggio a Malmö in Svezia, in seguito alla vittoria dell’artista svedese Loreen lo scorso anno. I brani in gara sono già disponibili all’ascolto da molte settimane: qui diamo i nostri giudizi, in ordine alfabetico secondo il nome inglese degli Stati partecipanti. Ricordiamo che i cinque cosiddetti “big five”, ovvero Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Italia vanno direttamente in finale, così come anche lo Stato che ospita la gara, mentre gli altri partecipanti dovranno guadagnarsi il palco di sabato sfidandosi nelle due semifinali. Si parte da 37 canzoni, ma nella finale saranno solamente 26, quindi ci saranno ben 11 eliminazioni nelle semifinali.

Qui c’è la playlist ufficiale con tutte le canzoni in gara.

Buona lettura!


Albania – Besa – Titan

Besa Kokëdhima è una cantante albanese nata nel 1986. In Albania la selezione del brano eurovisivo avviene durante il Festivali i Këngës, che è un po’ il Sanremo locale. Solo che a qualificarsi non è il vincitore, bensì il brano scelto appositamente dal pubblico per questo scopo. Titan nel suo contesto originario era molto diverso: non solo perché completamente in albanese, ma anche per l’arrangiamento, più lento e dal retrogusto balcanico. Paradossalmente lo svecchiamento che ha subito con la traduzione del testo e la maggior concitazione del fraseggio ne danneggia l’unicità: ma tutto sommato è un brano non disprezzabile, a cui la seconda strofa quasi rap conferisce una certa personalità. La voce dell’interprete ricorda molto quella di Shakira.
Voto: 6


Armenia – Ladaniva – Jako

I Ladaniva sono un duo composto dalla cantante armena Jaklin Baghdasaryan e dal polistrumentista francese Louis Thomas. Jako è un pezzo etnico ritmato, dal chiaro sapore balcanico/esteuropeo: le liriche, brevissime, sono un inno perentorio alla libertà, declinato in chiave soprattutto femminile. Al primo ascolto può sembrare un pezzone, anche in forza dell’arrangiamento stratificato: ma già al secondo il mordente lascia il fianco alla noia. Il ritornello non è che una sequenza di lalala ripetuta allo sfinimento: la sensazione è che il brano sia più un bozzetto che non un’opera completa.
Voto: 6


Australia – Electric Fields – One Milkali (One Blood)

Gli Electric Fields sono un duo australiano composto dal cantante Zaachariaha Fielding e dal tastierista Michael Ross. La partecipazione dell’Australia all’ESC è da sempre oggetto di dibattito, sia in Europa sia anche nella stessa Australia, nella quale per forza di cose è un po’ complicato diffondere un sentimento profondo di coinvolgimento per la manifestazione. Quest’anno d’altro canto il progetto è degno di attenzione: One Milkali è un brano che parla di un tema apparentemente banale, la fratellanza universale, declinandolo però in termini molto originali, in forza dei riferimenti alla cultura aborigena, di cui Fielding è esponente, ma anche in virtù di ardite citazioni afferenti al mondo logico-matematico (per esempio al concetto di sezione aurea). Musicalmente il brano non è nulla di eccezionale, trattandosi di una ballad elettronica dall’andamento molto prevedibile: però può avere presa se ben trattato sul palco.
Voto: 6


Austria – Kaleen – We will rave

Kaleen, all’anagrafe Marie-Sophie Kreissl, è una cantante e ballerina austriaca di Wels, nata nel 1994. We will rave è puro esemplare di pop-electro-dance che avrebbe spaccato nel repertorio di Madonna nell’epoca di Confessions. Già questa descrizione fa capire che nell’operazione non c’è niente di originale: ma se piace il genere può regalare soddisfazione.
Voto: 6


Azerbaijan – FAHREE feat. Ilkin Dovlatov – Özünlə Apar

Fahree  e Ilkin Dovlatov sono due cantautori azeri, entrambi nati nella capitale Baku. Normalmente non lavorano assieme ma sono arrivati ai primi posti nella competizione per scegliere il brano per l’Eurovision, quindi si è deciso di farli vincere tutti e due e di farli collaborare. Özünlə Apar è una ballad strappalacrime a tema sentimentale con strofa in inglese e ritornello in azero: non è affatto tremenda, ma ha il problema di avere una poderosa architettura orchestrale che non è l’ideale in un contesto come l’ESC, nel quale si canta su basi preregistrate. A Sanremo, d’altro canto, sarebbe stata perfetta.
Voto: 5


Belgio – Mustii – Before the party’s over

Mustii è un cantante e attore belga, nato a Bruxelles nel 1990. In patria quest’uomo è una star: protagonista di film e serie di successo, giurato nei talent più quotati nonché spesso in testa nelle classifiche. Before the party’s over è senza dubbio tra i pezzi meglio costruiti tra quelli in gara: si tratta di una power ballad dalla travolgente struttura in crescendo, nella quale un ruolo di primo piano è rivestito dalle seconde voci e dai cori, secondo la lezione ormai consolidata della scuola Coldplay. L’operazione non sembra particolarmente ispirata, ma il mestiere si sente e sicuramente pagherà anche nell’esibizione.
Voto: 7


Croazia – Baby Lasagna – Rim Tim Tagi Dim

Baby Lasagna, pseudonimo di Marko Purišić, è un cantante croato, più precisamente istriano, nato a Umago nel 1995. Rim Tim Tagi Dim è la classica incarnazione di una fattispecie che all’ESC piace molto: la tamarrata caciarona. Chi vi si dedica, però, deve prestare molta attenzione: il confine tra il tamarro e il trash è sottilissimo. Il buon Marko riesce a stare al di qua del confine, anche grazie a un testo più serio di quel che la canzone lascia intendere, dedicato all’emigrazione ‘economica’ dei giovani europei. Difficilmente però la messa in scena riuscirà a replicare il bel videoclip dal setting agreste: siamo comunque molto curiosi.
Voto: 7


Cipro – Silia Kapsis – Liar

La cantante Vasiliki Silia Kapsis ha un background interessante: suo padre è un cantante cipriota, sua madre una ballerina greca di Salonicco. Silia però è nata in Australia e vive a Sidney: nata nel 2006, è la più giovane partecipante alla gara. Liar è un pezzo pop ritmato a tema sentimentale, un po’ alla Gwen Stefani: la linea melodica è strasentita e ricorda ottocentosei altri pezzi diversi (a noi in particolare fa tornare in mente Lose my head di Freya Skye, in gara al JESC nel 2022). Se ne può fare a meno.
Voto: 4


Cechia – Aiko – Pedestal

Alena Shirmanova-Kostebelova, in arte Aiko, è una cantante di origini ceche nata in Russia e stabilitasi in seguito a Brighton, in Inghilterra. Pedestal è un trascinante pezzo punk-rock melodico interamente in inglese, sulle tracce di certa produzione di Avril Lavigne: in generale non si tratta di un brano così memorabile, ma nel contesto della gara spicca a sufficienza, assumendo la parvenza di una canzone ‘normale’, fatta da chi conosce il suo mestiere e bada più alla sostanza che alle apparenze.
Voto: 7


Danimarca – SABA – Sand

Anna Saba Lykke Oehlenschlæger, nota semplicemente come Saba, è una cantante danese nata ad Addis Abeba in Etiopia nel 1997 e adottata dalla sua nuova famiglia quando aveva solo otto mesi. Sand è una power ballad pomposa e altisonante, tutta costruita attorno alla buona vocalità dell’interprete: il fatto che sia interamente in inglese nonché caratterizzata dalla classica e consunta tematica sentimentale la rende purtroppo non particolarmente memorabile.
Voto: 5


Estonia – 5MIINUST x Puuluup – (nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi

I 5MIINUST sono un gruppo estone hip hop formatosi nel 2015; sono in gara insieme ai Puuluup, duo connazionale più virato verso il folk. Anche con questo pezzo dal titolo impronunciabile siamo dalle parti della baracconata tamarra costruita a mo’ di marcetta, con testo interamente in estone infarcito di arditi riferimenti alla dipendenza dalle droghe. Il sound ricorda quello di Mama ŠČ!, il pezzo portato in gara dalla Croazia lo scorso anno: che però aveva dalla sua una freschezza maggiore, sia per la costruzione musicale sia per le liriche.
Voto: 5


Finlandia – Windows95man – No rules!

Teemu Keisteri, più noto col suo nome d’arte Windows95man, è un DJ e visual artist finlandese, in gara assieme al cantante Henri Piispanen, arruolato, sono parole del buon Teemu, perché gli serviva qualcuno che arrivasse alle note alte a cui lui non arriva. No rules! è l’ennesimo polpettone trash, graziosamente offertoci in una annata che in questo sotto-genere è parecchio generosa: ogni velleità anche solo vagamente credibile viene invariabilmente demolita dalla performance e dagli outfit, che non sarebbero accettabili nemmeno nella peggiore festa di addio al celibato. Signore pietà.
Voto: 3


Francia – Slimane – Mon amour

Slimane Nebchi è un cantautore francese di origini algerine. A lui tocca rimettere in gara la Francia dopo un’annata non brillantissima: e per evitare rischi si è deciso di andare sul sicuro. Mon amour è la classica ballad francese lenta e avvolgente, appoggiata sulla linea melodica semplice ma non banale e sull’approccio interpretativo delicato del cantante. Non sarà un capolavoro immortale né un picco di originalità, ma è quello che i francesi sanno fare meglio.
Voto: 7


Georgia – Nutsa Buzaladze – Firefighter

Nutsa Buzaladze è una cantante georgiana di Tbilisi nata nel 1997. Firefighter è un pezzo di pop-dance contemporaneo dalle linee di sviluppo taglienti e dall’andamento irregolare, à la Lady Gaga, interpretato con piglio appropriatamente aggressivo. Le liriche, piuttosto banali, sono incentrate sulla volontà di salvare un amore giunto al capolinea: la protagonista si sente come un pompiere che interviene per tenere in piedi una casa che sta crollando. Mah.
Voto: 5


Germania – ISAAK – Always on the run

Isaak Guderian è un cantante tedesco di Minden in Vestfalia, nato nel 1995. Negli ultimi anni la Germania è sempre andata male all’ESC: quest’anno prova a risollevarsi con un pezzo di pop moderno a ventiquattro carati, con strofe e inciso sullo stile di Ed Sheeran e special che sembra un plagio dei Coldplay. Il cantante ha una voce ben caratterizzata e le liriche una volta tanto non sono un inno all’autodeterminazione e alla libertà ma un disperato sfogo per i tanti burning out a cui la vita ci costringe. Ma non è detto che sia sufficiente per riuscire a emergere.
Voto: 6


Grecia – Marina Satti – ZARI

Marina Satti è una cantautrice greca nata ad Atene da padre arabo sudanese e madre cretese di Heraklion (Candia). Da anni mi chiedo perché la Grecia proponga quasi sempre per l’ESC brani in inglese pur avendo dalla sua una lingua con una musicalità straordinaria: Zari per fortuna è quasi interamente in greco, e va detto che il gruppo di autori è riuscito a sfruttare le potenzialità dell’idioma con grande perizia e mestiere. La canzone alterna momenti lenti su tonalità altissime con marcette concitate su toni più bassi, ma riesce a comunicare un senso di coesione e di equilibrio mirabile. Zari è un ottovolante che ci porta dalla musica etnica al pop contemporaneo, e poi indietro dal secondo verso la prima con la naturalezza del moto naturale. Il videoclip, poi, è un capolavoro di autoironia. Peccato solo per le liriche un po’ generiche e vaghe: ma siamo pronti a perdonarle visto il resto.
Voto: 8


Islanda – Hera Björk – Scared of heights

Hera Björk Þórhallsdóttir è una cantautrice islandese del 1972, alla sua seconda partecipazione all’ESC (vi si esibì anche nel 2010, quando si classificò diciannovesima). La sua qualificazione si è accompagnata a mille polemiche: al contest islandese organizzato per selezionare il rappresentante nazionale partecipò anche il cantautore palestinese Bashar Murad, che ne era il vincitore annunciato. L’Islanda è stata, tra gli Stati partecipanti, il più insistente nel chiedere la squalifica di Israele a causa degli eventi a Gaza: avere come proprio rappresentante un artista palestinese avrebbe in un certo senso consacrato questa politicizzazione estrema della propria partecipazione. Il pubblico però, a sorpresa, ha scelto Hera Bjork, che ora si trova in una situazione un po’ complicata, quasi sgradita alla propria commissione nazionale. Scared of heights è un pezzo pop movimentato e retrò, sullo stile di Gloria Gaynor: certamente non attualissimo, ma la cantante ci sta simpatica anche solo per la situazione particolare in cui si trova.
Voto: 5


Irlanda – Bambie Thug – Doomsday blue

Bambie Thug, pseudonimo di Bambie Ray Robinson, è una cantautrice irlandese di Macroom, nata nel 1993. È un personaggio decisamente stravagante, che sembra uscito da un film di Tim Burton: il suo look dark si accompagna a messe in scena dal gusto gotico dalle tinte wiccaDoomsday blue è, prevedibilmente, un pezzo dark metal, che però riserva delle sorprese: le strofe sono parlate e del tutto inconsistenti dal punto di vista musicale, ma il ritornello è costruito attorno a un semplice giro di chitarra classica che rimanda d’improvviso alle atmosfere country glam del periodo Music di Madonna. Siamo molto curiosi di vedere la messa in scena.
Voto: 7


Israele – Eden Golan – Hurricane

Eden Golan è una cantante israeliana nata a Kfar Saba nel 2003 da genitori di origini ebraiche ma nati in URSS; la stessa Golan ha vissuto a Mosca per 12 anni. Più precisamente, il padre nacque in Lettonia, la madre in Ucraina.
Diciamocelo fuori dai denti: se fossimo in un mondo normale, Israele vincerebbe a mani basse la gara di quest’anno, come due anni fa vinse l’Ucraina. Fu il supporto commosso da parte del televoto a decretare la vittoria della Kalush Orchestra: l’Ucraina era il simbolo dell’Europa sotto attacco da parte della dittatura, e meritava tutto il supporto possibile, perché all’ESC il voto è spesso politico più che musicale. Ebbene, Israele ha subito lo scorso ottobre un attacco di proporzioni decisamente più violente di quello subito dall’Ucraina, e si trova praticamente circondato da potenze antidemocratiche ostili, impegnato in una lotta sovrumana contro il nemico più pericoloso del mondo civilizzato, ovvero l’estremismo islamico. Ma non viviamo in un mondo normale, purtroppo: viviamo in un mondo in cui l’occidente è vittima di ideologie terzomondiste e antisemite che, se non contrastate con forza, porteranno alla fine della democrazia come l’abbiamo sempre conosciuta. Anziché essere portata in trionfo, la povera Eden Golan è sotto assedio: gli organizzatori le hanno consigliato di non lasciare la camera d’albergo perché sarebbe troppo pericoloso, non l’hanno fatta partecipare allo show d’apertura e per di più gli altri artisti evitano di farsi vedere con lei perché temono di perdere punti. In pochi decenni siamo già tornati agli anni Venti, dopo aver continuato a ripeterci “mai più”.
Volete dunque davvero che parliamo del pezzo in gara? Ok: Hurricane è una power ballad molto classica, con ampie aperture vocali, una linea melodica chiara e riconoscibile e gran parte del proprio peso piazzato sulla voce dell’interprete, impreziosita da un testo inquieto ma sufficientemente vago da assumere un carattere universale. Non è un capolavoro, non è brutto, è ottimamente interpretato. Io darò a questa cantante tutto il supporto possibile, ma l’avrei fatto indipendentemente dal pezzo proposto.
Voto: N.C.


Italia – Angelina Mango – La noia

L’ESC non è il Festival di Sanremo: non solo sul palco eurovisivo si perde tutto ciò che ruota attorno all’orchestrazione, cioè moltissimo, ma si viene anche inseriti in un contesto completamente diverso, nel quale molti brani in gara sono assai più d’impatto immediato rispetto a quelli presentati nella kermesse nostrana, complice anche la minor durata consentita alle esibizioni. Senza poter contare sul supporto della musica live, queste ultime devono sorreggersi molto di più sullo staging, ovvero sulla messa in scena. Come se la caverà la nostra Angelina in questo differente quadro d’insieme? La noia è senza dubbio un brano interessante: ma molto del suo spessore risiede nel testo, che è stato lasciato intonso. È una scelta condivisibile, ma probabilmente molti spettatori non coglieranno il suo valore e baseranno il loro giudizio solamente sul comparto musicale: che è comunque apprezzabile, anche se risulta, nel contesto appunto differente, molto meno originale di quanto appariva sul palco dell’Ariston. Molto dipenderà dalla messa in scena, che da quel che si è visto sembra molto valida.
Voto: 8


Lettonia – Dons – Hollow

Artūrs Šingirejs, in arte Dons, è un cantante lettone di Brocēni nato nel 1984. Hollow è una power ballad dalla buona costruzione e dall’apprezzabile arrangiamento, ma non ha dalla sua una spiccata originalità. Il testo però è interessante: non si tratta del solito polpettone sentimentale, bensì di una riflessione, ahinoi piuttosto generica, sulla superficialità di tante delle ideologie contemporanee. Peccato che non abbia osato di più.
Voto: 6


Lituania – Silvester Belt – Luktelk

Silvester Belt è un cantautore lituano di Kaunas, nato nel 1997. Luktelk è un pezzo di pop ritmato con testo interamente in lituano: la strofa lascia immaginare uno sviluppo elaborato, ma il ritornello prende le forme di una marcetta innocua e fin stucchevole, costruita attorno alla ripetizione ossessiva del titolo. Non ci convince.
Voto: 5


Lussemburgo – TALI – Fighter

Tali Golergant è una cantante lussemburghese di origini ebraiche, nata in Israele nel 2000. Il Lussemburgo partecipa di nuovo all’ESC dopo più di trent’anni di assenza, e lo fa con un pezzo light pop sbarazzino e simpatico, con testo in francese e inglese. L’andamento lieve nasconde un arrangiamento e una produzione da esperti del pop contemporaneo: non a caso tra le firme del brano c’è anche il nostro Dardust, che è una specie di garanzia.
Voto: 7


Malta – Sarah Bonnici – Loop

Sarah Bonnici è una cantante nata nell’isola di Gozo: suo padre è il businessman Marcel Bonnici, tra gli uomini più ricchi di Malta. Loop è elettropop contemporaneo sullo stile di Lady Gaga: purtroppo al pezzo mancano sia una precisa identità melodica sia anche una forte caratterizzazione lirica o interpretativa. È tutto un po’ anonimo, nonostante l’apparente aggressività dell’approccio.
Voto: 5


Moldavia – Natalia Barbu – In the middle

Natalia Barbu è una cantante moldava nata a Bălți nel 1979. Rappresenta il suo paese all’ESC per la seconda volta: la sua prima partecipazione fu nel 2007, quando si classificò decima. Barbu compone interamente le sue canzoni e in genere le accompagna col violino, di cui è suonatrice esperta. In the middle vede la cantante al seguito di un gruppo di violiniste tutte al femminile: lo strumento però non viene molto valorizzato, essendo anzi confinato ad alcuni elementi di raccordo. Il resto è frammentatissimo: strofa e ritornello, quest’ultimo tutto a base di stucchevoli turutututu, sembrano appartenere a due pezzi diversi.
Voto: 4


Netherlands (Paesi Bassi) – Joost Klein – Europapa

Joost Klein è un cantante olandese nato a Leeuwarden nel 1997. Europapa è un pezzo veramente strano e complicato da giudicare: per quasi tutta la sua durata è una canzone ritmata e sbarazzina, con liriche che celebrano l’Europa per il tramite di affermazioni buffe e stralunate, pur con qualche sottile elemento di inquietudine. Sul finale, il mood cambia bruscamente: in termini retrospettivi, una dedica chiarisce che la celebrazione dell’europeismo è, per l’autore e interprete, un modo per ricordare il padre scomparso. La commistione tra fraseggio musicale lieve e tema dolente non è necessariamente un male, anzi abbiamo esempi illustri di fattispecie riuscitissime: a essere un po’ cheap è forse il modo in cui la “didascalia” è giustapposta al brano come una specie di spiegazione ex-post. Peccato perché questo poteva essere facilmente il pezzo più forte, secondo noi.
Voto: 7


Norvegia – Gåte – Ulveham

I Gåte sono un gruppo norvegese formatosi a Trøndelag nel 1999. Il suo stile musicale unisce il folk al metal e all’elettronica: Ulveham è un esempio perfetto di questa commistione, con strofa quasi acustica e ritornello, tutto costruito su gorgheggi, dal sapore più decisamente progressive. L’effetto è notevole: si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una specie di canto ancestrale, in cui le liriche interamente in norvegese si fanno universali nel momento in cui incarnano pura anche se indeterminata passione. Certo, il tutto è anche vagamente stucchevole: molto dipende da quanto si è ‘sintonizzati’ con queste operazioni squisitamente eurovisive.
Voto: 5


Polonia – Luna – The tower

Aleksandra Katarzyna “Ola” Wielgomas, in arte Luna, è una cantante polacca nata nella capitale Varsavia nel 1999. The Tower è irresistibile light pop anni Ottanta, dal fraseggio semplice e catchy, quasi da sigla di cartone animato, reso ancora più attraente, almeno per il sottoscritto, dalla voce esilissima della cantante. Il testo è una celebrazione piuttosto banale dell’autostima: ma alcune trovate liriche sono anche simpatiche. Ci piace.
Voto: 7


Portogallo – Iolanda – Grito

Iolanda Costa è una cantante portoghese di Figueira da Foz, nel distretto di Coimbra. Grito è un pezzo che trasuda portoghesità da tutti i pori: comincia come un delicato fado per poi assumere forme più strutturate nel ritornello, caratterizzato dalla ripetizione a mo’ di mantra di ainda arde (“ancora brucia”). Una caratteristica tipica dei partecipanti portoghesi è acquisire moltissimi punti con la messa in scena: successe con Mimicat lo scorso anno e ancora di più con Maro nel 2022. Probabilmente succede perché si tratta spesso di brani dalla forte connotazione emozionale, a cui una interpretazione partecipata può dare molto rispetto alla più asettica resa in studio. Scopriremo presto se succederà anche quest’anno.
Voto: 6


San Marino – MEGARA – 11:11

I Megara sono una rock band spagnola formatasi a Madrid nel 2015. Dopo aver provato senza fortuna a rappresentare la Spagna negli scorsi due anni, quest’anno approdano al palco dell’ESC come rappresentanti di San Marino, dopo la vittoria, inattesa, in quel ricettacolo di trash che è il programma Una voce per San Marino (a cui partecipava anche Loredana Bertè, data per favorita ma arrivata solo seconda). 11:11 è un pezzo rock senza tempo, come fu qualche anno fa Zitti e buoni: non è nulla di originale, come non lo era il brano dei Måneskin, ma a un buon rock trascinante e ben prodotto non si dice mai di no.
Voto: 7


Serbia – TEYA DORA – Ramonda

Teodora Pavlovska, in arte Teya Dora, è una cantante serba nata a Bor nel 1992; ha vissuto per molti anni negli Stati Uniti, formandosi musicalmente negli ambienti r&b. Ramonda si attesta in realtà su sonorità diverse, più affini alla new age dal retrogusto celtico à la Enya. È un pezzo molto lirico e molto diafano, che può catturare se messo in scena con sufficiente convinzione: noi però non siamo persuasi.
Voto: 5


Slovenia – Raiven – Veronika

Sara Briški Cirman, in arte Raiven, è una cantante e arpista slovena nata nel 1996. Veronika è un pezzo interessante: una power ballad dal retrogusto dark, con una struttura in crescendo in stile operistico e una potente assertività data anche dalle innegabili doti vocali dell’interprete. Le liriche sono ispirate al personaggio di Veronica di Desenic, nobildonna dalmata bruciata sul rogo per accuse di stregoneria nel XV secolo: naturalmente lo spunto permette di squadernare il consueto repertorio femminista, ma per fortuna il didascalismo è limitato all’essenziale. Ci piace.
Voto: 7


Spagna – Nebulossa – Zorra

I Nebulossa sono un duo composto dalla cantante Maria Bas e dal tastierista Mark Dasousa, entrambi spagnoli di Ondara e sposati da più di vent’anni. Parteciparono a Una voce per San Marino nel 2022, ma senza passare in finale; nel 2024 hanno però vinto la Benidorm Fest, competizione che da qualche anno seleziona il rappresentante spagnolo per l’ESC. Zorra è un pezzo di pop vintage che a noi italiani può ricordare molto certa produzione de I Ricchi e Poveri o anche di Raffaella Carrà: il titolo, che significa “volpe” ma che in spagnolo viene spesso usato spregiativamente per indicare donne di facili costumi, è in un certo senso rigirato dalla cantante trasformandolo in un moto d’orgoglio per la sua libertà. Il pezzo ha provocato controversie perché il regolamento dell’ESC vieta le parolacce in scena: ma la commissione ha deciso che “volpe” in sé non è una parolaccia, quindi ha accettato il brano. Non è una canzone eccezionale: ma è assolutamente unica e riempie un vuoto che secondo noi aveva bisogno di essere riempito.
Voto: 7


Svezia – Marcus & Martinus – Unforgettable

Marcus & Martinus sono due gemelli svedesi nati a Elverum nel 2002. Unforgettable è, nonostante il titolo, un dimenticabilissimo pezzo k-pop senza nerbo, che con ogni probabilità cercherà di far colpo più sulla coreografia che sulla sostanza. Ne avremmo fatto tranquillamente a meno.
Voto: 4


Svizzera – Nemo – The code

Nemo Mettler è un cantante svizzero nato a Bienne, nel Canton Berna. Il suo pezzo può riservare molte sorprese perché ha tutti gli ingredienti per piacere molto al pubblico eurovisivo: The code è un fulgido esempio di glam/power-pop à la Mika, con virtuosistici saliscendi armonici, un bridge che sembra preso da un musical e sezioni rap che colorano le atmosfere di tinte urban. Il testo mena un po’ troppo il can per l’aia, ma l’idea del ritrovamento di se stessi come decodifica di un codice non è male. Buono!
Voto: 7


Ucraina – Alyona Alyona & Jerry Heil – Teresa & Maria

Jerry Heil è pseudonimo di Yana Oleksandrivna Shemaieva, cantante di Vasylkiv nata nel 1995 la cui carriera inizia grazie a YouTube; Alyona Alyona è pseudonimo di Aliona Olehivna Savranenko, hip-hopper nata a Kapitanivka nel 1991. Il duo si è formato in occasione dell’ESC, per un pezzo davvero particolare: Teresa & Maria è una sorta di preghiera postmoderna che affianca momenti lirici, momenti corali e parti rap e che utilizza le figure di Madre Teresa e della Vergine Maria per costruirci attorno un messaggio di empowerment molto singolare. Il concetto di base è: anche loro due erano persone normalissime, quindi anche tu puoi essere speciale, perché “tutte le sante sono nate esseri umani”. Il messaggio è apprezzabile e acquista una luce particolare anche in forza dei recenti avvenimenti: ma con tutta la buona volontà non riusciamo a passare sopra alla stucchevolezza della retorica e alla qualità veramente bassa dei riferimenti testuali e lirici.
Voto: 4


United Kingdom (Regno Unito) – Olly Alexander – Dizzy

Olly Alexander è un cantante e attore britannico nato nel 1990; in UK è anche una personalità importante della militanza LGBTQ+. Dal Regno Unito ci si aspettano sempre grandi cose, essendo la patria d’origine di molti stilemi del pop contemporaneo: Dizzy purtroppo non sembra soddisfare del tutto le aspettative, attestandosi sulla medietà di un sound fin troppo leggero, dalle sfumature quasi kappa, a cui l’ipertrofia produttiva riesce a mettere una pezza solo fino a un certo punto. Peccato.
Voto: 5


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