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Il più pulito c’ha Casarini

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May 21, 2014 by Mosè Viero

Anche se a giudicare dai toni e dai contenuti della campagna elettorale sembra che siano imminenti le elezioni politiche, in realtà domenica si voterà per il Parlamento europeo. E si tratterà di una competizione assai importante, dato che è il primo voto dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che impone l’elezione del Presidente della Commissione Europea a partire dal Parlamento stesso. In altri termini: è la prima volta in cui noi umili cittadini possiamo influenzare in qualche modo la politica dell’Unione.

Certo, per poter partecipare con entusiasmo bisognerebbe avere un partito di riferimento passabile. Da questo punto di vista noi “Partigiani della Costituzione” non siamo messi benissimo. Le forze più esposte sono del tutto improponibili: anche senza prendere in considerazione i seguaci del delinquente Berlusconi e i suoi ex-sodali del Nuovo Centro Destra, della Lega o di Fratelli d’Italia, il menu offre di primo i collusi del PD e di secondo i minus habens fascistoidi del M5S. L’unica altra lista con una vaga possibilità di raggiungere il quorum del 4%, peraltro del tutto insensato (come hanno denunciato, per il momento inascoltati, alcuni tribunali), è L’altra Europa per Tsipras, ossia l’assembramento nato attorno al valido e pulito leader della sinistra greca, Alexis Tsipras. È una lista dagli intenti molto nobili, sorta per iniziativa di un gruppo di intellettuali capitanato dalla grande Barbara Spinelli (ma dietro ci sono altri nomi di peso quali Curzio Maltese, Moni Ovadia, Andrea Camilleri). Per molti versi, è una lista anomala per tempi anomali: Tsipras è fortemente connotato come leader di sinistra, ma molti tra i promotori della lista sono più correttamente definibili come liberali, prima tra tutti proprio Barbara Spinelli, figlia del grande Altiero e già moglie del compianto Tommaso Padoa Schioppa, ministro del governo Prodi II. Padoa Schioppa non era certo definibile “di sinistra”, ma il suo ricordo è caro a noi “Partigiani della Costituzione” anche solo perché fu l’unico ministro dell’economia dei tempi recenti che osò tentare una seria lotta all’evasione fiscale e financo una certa qual ‘didattica’ attorno alla necessità di pagare le tasse, definite “bellissime” in una di lui celebre intervista. Potremmo dunque dire che la lista Tsipras si concretizza come la sinistra e la parte migliore della borghesia liberale che si uniscono per sconfiggere razzismi, populismi e consociativismi.

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Tutto a posto, dunque? Neanche per sogno. Scorrendo i nomi dei candidati per la lista Tsipras, infatti, emergono con chiarezza tre problemi tipici della sinistra del terzo millennio, ben rappresentati dai tre candidati-tipo che ora brevemente analizzerò.

Candidato-tipo n.1: Luca Casarini, ovvero il dinosauro riciclato

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Chi tra i lettori ha più di trent’anni si ricorderà senz’altro dei bei tempi in cui la cosiddetta “sinistra radicale” scendeva in piazza per reclamare diritti a suon di manifestazioni oceaniche: per esempio al tragico G8 di Genova nel 2001, oppure alla grande mobilitazione contro la base militare americana al Dal Molin a Vicenza nel 2007. Ebbene, in quelle occasioni una larga parte dei manifestanti era costituita dai centri sociali, alla cui testa stava sempre, spavaldo e maramaldo, Luca Casarini. Scomparso poi per vari anni dai radar, il nostro mi rispunta fuori adesso come candidato della Lista Tsipras. Io non so esattamente cosa abbia fatto Casarini negli ultimi tempi: so però che, pur essendo le sue battaglie spesso condivisibili, è inevitabile pensare, vedendolo filosofeggiare nei dibattiti preelettorali, che si tratti di uno che cerca di sfruttare la sua passata militanza per riciclarsi come parlamentare europeo. Senza contare che è anche inevitabile chiedersi, tornando con la mente a quegli anni, a cosa sia servito fare tutto quel casino, e a cosa serva continuare oggi a manifestare con modalità veteronovecentesche, scimmiottando la lotta contro lo Stato cattivo degli anni di piombo (Casarini è stato arrestato per disordini anche pochi giorni fa, a Bruxelles). Non sempre l’età anagrafica corrisponde all’età politica: il Lucone nostro è ancora giovane, ma politicamente è un fossile. Al suo confronto, un quasi ottantenne come Stefano Rodotà sembra fresco come una rosa.

Candidato-tipo n.2: Lorella Zanardo, ovvero il moralista

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Questo è un problema che impesta la sinistra praticamente da sempre, essendo frutto di una interpretazione quantomeno equivoca di una sacrosanta battaglia di civiltà: la battaglia per i diritti delle donne. Nulla da obiettare quando si parla di accesso al lavoro o di difesa dalla insensata violenza cosiddetta ‘passionale’: solo che quando invece si parla di sessualità, le neofemministe si trasformano in sante medievali al cui confronto la Binetti sembra Sasha Grey. A sentire la brillante Zanardo, per dire, se i maschi sono attratti sessualmente dalle donne non è per via di una elementare legge di natura, ma per via delle aberranti trasmissioni televisive che mercificano il corpo femminile. Evidentemente in passato, prima che nascesse la televisione, la fecondazione avveniva per autocombustione. Sempre secondo questa straordinaria antropologa, la pornografia non mostra, in maniera ovviamente estremizzata, le tipiche fantasie e i tipici desideri del suo pubblico. Troppo facile: ai produttori di porno, si sa, piace complicare le cose. L’uomo non sogna realmente quelle brutture: spontaneamente, il suo film più piccante prevederebbe al massimo una romantica cena a lume di candela e una passeggiata mano nella mano. Sono i produttori di porno a traviarci: prima ci convincono col lavaggio del cervello di voler vedere quelle cose, e solo dopo ce le vendono. Arguti, eh?

Candidato-tipo n.3: Franco Arminio, ovvero il cazzaro irrazionalista

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Non siamo ai livelli fortunatamente irraggiungibili che in quest’ambito ‘vanta’ il M5S, ma a sinistra questo è un altro problema molto diffuso, soprattutto perché risponde a un sentire assai presente nella ‘base’. Detto sinteticamente: la sinistra sembra in qualche modo allergica alla serietà e al razionalismo, che dovrebbero invece essere sempre due caratteristiche dirimenti di ogni buon politico (e per quanto mi riguarda di ogni buon essere umano in generale). I responsabili dello sfascio della società attuale sono spesso identificati, da questa sinistra, nella classe dirigente intesa in senso generale: non solo i politici conservatori ma anche gli economisti, i banchieri, gli scienziati, i medici. Difficile convincere certi militanti che al mondo è pieno di banchieri seri e simpatici o che la quasi totalità degli scienziati e dei medici lavora per il progresso dell’umanità. A questi militanti piacciono di più le personalità borderline: gli artisti, i poeti, i perdigiorno. Gente che, in effetti, non ha alcuna responsabilità dello sfascio: perché per avere delle responsabilità bisogna prendersele, cioè bisogna fare qualcosa. Il candidato in oggetto è anche simpatico: in rete circolano molti suoi improbabili comizi fatti a greggi di pecore o a torte, trovate sicuramente più apprezzabili della partecipazione di Grillo a Porta a Porta. Il nostro, però, incarna perfettamente tutta l’irrazionalità sinistrorsa nel momento in cui rende pubblici i seguenti “dieci punti”, meritoriamente segnalati su Facebook dalla mai troppo lodata Chiara Lalli. Non credo abbisognino di commenti particolari: se questo vi sembra un candidato non dico credibile ma anche solo plausibile per delle elezioni europee, complimenti per lo stomaco forte.

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Che fare, dunque? Fare a meno di votare? Negli anni passati probabilmente avrei risposto di sì, ma col tempo ho capito che il non voto non è una buona idea, perché nel dibattito pubblico non gli viene dato alcun peso. Non esistono i rappresentanti dei non-votanti, anche perché si tratterebbe di una contraddizione in termini. Vi dico dunque quel che farò io: voterò la lista Tsipras turandomi il naso e cercando di mettere fuori gioco i riciclati, i moralisti e i cazzari attraverso le preferenze. Per chi vota come me nella circoscrizione del nordest, per esempio, segnalo che tra i candidati della lista c’è la brava Camilla Seibezzi, consigliera comunale qui a Venezia, già al centro di polemiche per aver proposto di distribuire nelle scuole e negli asili un opuscolo con fiabe atte a spiegare ai bimbi l’esistenza di tanti orientamenti sessuali e quindi di tanti tipi di famiglia, con conseguente reazione scandalizzata da parte di preti e sacrestani e perfino minacce di morte alla coraggiosa proponente.

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Un altro deficit della lista Tsipras è la sua timidezza nella battaglia per la laicità: nulla a cui non si possa rimediare tramite una preferenza. Ecco perché le preferenze sono importanti. Vallo a spiegare a Calderoli, Renzi e Berlusconi.

In qualche modo, dunque, io ho trovato la quadra. Non è certo la soluzione ideale, ed è da quando ho raggiunto l’età della ragione che spero di poter prima o poi votare un grande partito con serie possibilità di avere la maggioranza o almeno di avvicinarsi a essa. Neanche stavolta sarà così: pazienza. Mi consolerò conquistando la Kamchatka nella mia prossima partita a Risiko.


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