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Elezioni europee 2024: dichiarazione di voto

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June 2, 2024 by Mosè Viero

Sabato 8 e domenica 9 giugno 2024 siamo chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento europeo. In oltre 3700 Comuni si vota anche per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale, ma a Venezia si vota unicamente per il Parlamento europeo, quindi in questo articolo mi limiterò a parlare di quel voto.

Il sistema elettorale è proporzionale con soglia di sbarramento: all’Italia spettano 76 membri del Parlamento, che saranno scelti in proporzione al voto ottenuto dalle liste. I gruppi che non raggiungono il 4% su base nazionale, però, non saranno ammessi alla spartizione dei seggi. Ciascuno di noi si trova in una delle cinque circoscrizioni in cui l’Italia è stata divisa: Nord Occidentale, Nord Orientale, Centrale, Meridionale, Insulare. Io mi trovo nella circoscrizione Nord Orientale, quindi mi concentrerò in particolare sui candidati in questa circoscrizione. Parlare specificamente dei candidati è importante perché è previsto il voto di preferenza: oltre a barrare il simbolo della lista prescelta, possiamo scrivere di fianco a esso fino a tre nomi di candidati preferiti (attenzione perché c’è la legge sulle pari opportunità: se indichiamo più di una preferenza, dobbiamo indicare esponenti di entrambi i sessi, altrimenti nessuna preferenza sarà valida).

1. La situazione contingente e il ruolo dell’Europa

Prima di cominciare con l’analisi delle liste, è bene porre alcune premesse.
Chi si accosta alle elezioni con la volontà di affermare un principio ideale è, secondo me, sempre in errore: ma lo è ancora di più in un caso come quello rappresentato da queste elezioni europee.
La Storia sta avanzando a grandi passi verso il disegno di un nuovo equilibrio geopolitico mondiale. La nuova guerra globale, che è già iniziata checché ne dicano i pavidi (“argh, se facciamo questo comincia la terza guerra mondiale!” L’ha già iniziata Putin, imbecille), ha reso improvvisamente obsolete le questioni con cui ci baloccavamo quando eravamo sereni e felici senza saperlo. Chi si ostina a leggere il dibattito politico con le lenti tardo-novecentesche ruotanti esclusivamente attorno all’asse destra-sinistra è pateticamente fuori fuoco. Attenzione: questo non vuol dire che bisogna appoggiare quelli che dicono “non siamo né di destra né di sinistra”, che è solo un modo più gentile per dire che sono di destra. Il punto è che c’è molto di più oltre a questa storica contrapposizione: e che dovremmo anzitutto prestare attenzione a quali sono le posizioni delle forze in campo *in relazione al nuovo conflitto mondiale*. Perché, suona strano dirlo, la maggior parte delle forze politiche in lizza non sembra avere un’idea chiara della situazione. O per meglio dire: alcune forze hanno idee chiarissime, ma sbagliate; mentre altre tentennano e inseguono fantomatiche mediazioni cercando di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Eppure è la nuova Europa che uscirà da questo voto che dovrà agire nel nuovo conflitto mondiale. Quindi prima ancora di chiederci se vogliamo votare la destra, il centro o la sinistra dovremmo chiederci: cosa vogliamo che faccia l’Europa nella nuova guerra, che è già iniziata e con ogni probabilità si allargherà progressivamente in tempi rapidi? Vogliamo che si arrenda alla Russia? Che resista a ogni costo? Che lasci conquistare qualcosina a Putin ma non troppo?
Alla fine, rispondere a queste domande significa chiedersi: quanto mi sta a cuore la sopravvivenza dell’assetto democratico e liberale in Europa? Mi interessa molto o tutto sommato vanno bene anche le autocrazie, anzi forse funzionano perfino un pelino meglio? Fino a qualche tempo fa, l’Europa ha avuto il lusso di disinteressarsi quasi completamente della propria sicurezza militare, principalmente grazie al fatto che gli Stati Uniti si sono fatti carico del ruolo di “polizia democratica del mondo” (con azioni spesso anche criticabili, ma la politica non è un pranzo di gala). Ma da Obama in poi gli USA hanno scelto la politica del “disingaggio”: è chiaro che per il futuro l’Europa dovrà fare da sola, e questo a prescindere dall’esito delle prossime elezioni presidenziali americane. Fare da soli vuol dire fare sul serio: ovvero armarsi più del nemico e imporsi su di esso, oppure arrendersi ed essere travolti. Tertium non datur. È comprensibilissimo avere paura e sperare che tutto possa andar bene evocando la pace, la solidarietà e gli unicorni con gli arcobaleni: però deve essere chiaro che se si sceglie questa strada si verrà sconfitti, e la democrazia soccomberà all’autocrazia. Qualcuno potrebbe ribattere che è meglio perdere che rinunciare ai propri ideali: benissimo. L’importante è che la posta in gioco sia chiara.
A impedire che questo sia ben focalizzato da tutti è, va detto, non solo la nostra resistenza all’idea di essere in guerra, figlia della pace e del benessere a cui ci siamo abituati così tanto da darli per scontati, ma anche il comportamento dissennato di molti nostri politici, che in una situazione così allarmante continuano a considerare le elezioni europee poco più di un sondaggio sul proprio gradimento personale. Tanti leader, infatti, si candidano ma dicono apertamente che anche se eletti comunque non andranno al Parlamento europeo. Perché si candidano, allora? Per misurare il proprio consenso: per controllare, potremmo dire in termini poco eleganti, chi ce l’ha più lungo. Penso che in pochi stiano considerando le conseguenze di tutto questo. Non solo le elezioni europee e quindi il ruolo dell’Europa vengono in questo modo svalutati agli occhi dei cittadini, anche da parte di schieramenti che si definiscono europeisti: ma si pensi anche e soprattutto a ciò che questo può voler dire per il resto dell’Unione. In tutti gli altri Paesi i candidati si presentano per andare al Parlamento: nel nostro si presentano e poi non ci vanno. Come possiamo essere presi sul serio in Europa con politici che si comportano in questo modo? Un primo appello che mi sento di fare è il seguente: non votate PER NESSUN MOTIVO un candidato che è candidato per finta. Se possibile evitate in toto le liste che presentano questi candidati farlocchi: se proprio non potete farne a meno, almeno non dategli la vostra preferenza. Se lo fate, state accettando consapevolmente di declassare un momento solenne del vivere comune a un bieco sondaggio sul gradimento del leaderino di turno. Suvvia: siete meglio di così, e vi meritate di volare più alto.

2. Le liste

Ecco tutte le 12 liste che si presentano nella circoscrizione Nord Orientale, in ordine alfabetico. Prima individuerò la lista più idonea per me, e solo a quel punto passerò ad analizzare i candidati.

Alleanza Verdi e Sinistra
In relazione a quanto scritto sopra, potremmo ribattezzare questo schieramento “Il paradiso degli unicorni”. Le parole d’ordine del programma sono pace, solidarietà e disarmo. Tutto ciò mi evoca un dilemma: è peggio chi sostiene apertamente il tiranno sperando magari di guadagnarci qualcosa o chi lo sostiene indirettamente e sulla base di ottimi propositi? Cipolla non avrebbe avuto dubbi.

Alternativa Popolare
In tutta onestà non sapevo nemmeno che questo partito, a suo tempo guidato da Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin, fosse ancora operativo. Oggi è capitanato da Stefano Bandecchi, imprenditore e sindaco di Terni, già fervente sostenitore di Forza Italia e in odore di simpatie fasciste. Il programma per quel che riguarda il tema di cui sopra non è neanche disprezzabile, visto che si schiera con decisione per l’esercito comune europeo e per l’aumento delle spese militari. Per il resto, però, sembra solo una versione in tono minore dei classici del berlusconismo: e comunque non raggiungerà il quorum, quindi se siete nostalgici di Berlusconi vi conviene votare Forza Italia.

Azione – Siamo Europei
Calenda si candida per finta, quindi questa lista non va votata. Ma anche se il buon Carlo fosse candidato per andare veramente al Parlamento europeo, votare questa lista avrebbe poco senso. Qual è la differenza programmatica tra Azione e Italia Viva, o in questo caso tra Azione e Stati Uniti d’Europa? Nessuna. Se questi due partiti sono separati, è solo perché Calenda non sopporta Renzi. Anzi, diciamolo meglio: Azione è il ricettacolo di quei politici meschini e frustrati che hanno le stesse idee di Renzi ma non riescono ad accettare di essere meno svegli, meno competenti e meno capaci di lui. Volete davvero votare dei politici del genere? Senza contare che Azione è sulla soglia del quorum, mentre Stati Uniti d’Europa è dato da tutti i sondaggi tranquillamente sopra quella soglia: se vi riconoscete nel programma di Azione vi riconoscete anche in quello di Stati Uniti d’Europa, quindi dovreste far convergere il vostro voto su quest’ultima lista, dove ci sono leader veri e non un incapace che per fare il leader è costretto a farsi il suo partito col suo nome sul simbolo e a porre veti su tutti quelli più bravi di lui.

Forza Italia – Noi Moderati – PPE
Anche in questo caso il leader è candidato per finta, quindi questa lista non va votata. Il partito che fu di Berlusconi, poi, soffre di crisi di identità per quel che riguarda la collocazione internazionale: il suo vulcanico ex leader, che non riusciva ad accettare l’idea di non piacere tantissimo a tutti, era al contempo un fan degli States e anche un fan della Russia di Putin. Oggi il nuovo capo Antonio Tajani, che anche se non sembra è il nostro Ministro degli Esteri, si produce in equilibrismi degni di un acrobata: le armi italiane in Ucraina non devono essere usate per attaccare bersagli in territorio russo, perché “lo vieta la Costituzione”. Quindi secondo il capo della nostra diplomazia se domani gli sloveni bombardano Trieste dalla Slovenia dobbiamo lasciarli fare: possiamo difenderci solo se ci invadono. Speriamo non l’abbia sentito nessuno.

Fratelli d’Italia
Anche Giorgia si candida per finta: che bello avere una Presidente del Consiglio così seria e affidabile! Per quel che riguarda la collocazione internazionale, anche il partito della premier è quantomeno ondivago. Sulla questione ucraina è sicuramente il partito di Governo più saldamente dalla parte giusta della barricata, quindi nell’ambito delle forze governative è probabilmente l’opzione migliore. Il problema è che in Europa Giorgia sta coi peggiori: con la Le Pen, con Orban, con Vox. Tutte personcine che anche quando non sono apertamente schierate con Putin se andassero al potere trasformerebbero l’Europa in una autocrazia come la Russia. A dire il vero la nostra premier sembra in una fase di evoluzione, e non è da escludere che nel futuro Parlamento europeo il suo partito diventi parte di una nuova “maggioranza Ursula”, anche a costo di rompere con alcuni suoi storici alleati. Non ho la palla di vetro, ma la mia sensazione è che in futuro Meloni diventerà sempre più moderata e centrista, una specie di Merkel de noantri. Vedremo.

Lega Salvini Premier
Il peggio del peggio: populismo di destra allo stato puro, in patria come in Europa. In più, la Lega è un partito ultra-putiniano, schierato in maniera spudorata a fianco di chi ha mosso guerra all’Europa e alle democrazie. Io spero che in futuro si scopra che prendono finanziamenti dalla Russia, perché se fanno i servi del tiranno gratis è ancora più avvilente.

Libertà
Questa lista raggruppa vari partitini, accomunati dal gradiente di delirio delle prese di posizione, tutte rigorosamente in negativo: no all’Europa, no all’Euro, no agli OGM, no alla sperimentazione animale, no ai vaccini, no alla concorrenza, no alla tecnologia, no alla guerra, eccetera. Se pensate di votare una lista del genere, le questioni di cui parlavamo all’inizio per voi sono l’ultimo dei problemi. Fatevi aiutare, sul serio.

Movimento 5 Stelle
Se vi piace il populismo, loro sono quelli che l’hanno portato alla quintessenza e quasi trasformato in forma d’arte. Ferocemente reazionari, è bastato mettere alla loro guida un avvocato elegante e profumato per farli scambiare da metà del Paese per quelli “di sinistra”. Essendo reazionari, sono da sempre dalla parte di Putin, da prima ancora che la guerra iniziasse: infatti non fanno che parlare di pace, che nella loro lingua significa resa. Anche in questo caso, spero che in futuro si scoprano finanziamenti russi a loro favore: quando nei videogiochi mi schiero dalla parte dei cattivi, almeno qualche vantaggio me lo danno sempre.

Pace Terra Dignità
Se Putin piacesse solo a quelli di destra, il quadro sarebbe chiaro: invece piace tantissimo anche a sinistra. L’autocrazia esercita un fascino che travalica gli schieramenti tradizionali: in fondo il comunismo è, come il fascismo, una ideologia liberticida, in irrimediabile contraddizione con i principi che guidano le democrazie liberali. Se AVS è la sinistra dura e pura che avvantaggia Putin inconsapevolmente, il partito di Santoro è la sinistra dura e pura che si schiera apertamente col tiranno: tanto che tra i candidati c’è lo scrittore russo naturalizzato italiano Nicolai Lilin, secondo cui i paesi ex sovietici sono pieni di nazisti e che la Russia dovrebbe occuparsi di tutti quei paesi per ripulirli a dovere. (En passant, tra i candidati c’è anche il comico Paolo Rossi, che ha dichiarato di avere come sogno quello di far vincere il Nobel per la pace contemporaneamente a Putin e a Zelensky. Che tristezza gli artisti che finiscono la carriera in questo modo).

Partito Democratico
Il nuovo PD di Elly Schlein è impagabile. Si capisce che vorrebbe tantissimo essere come i partiti di sinistra ‘vera’, come AVS o anche come il partito di Santoro, ma deve contenersi perché è pur sempre un partito con velleità di governo. Il risultato è un coacervo di posizioni incoerenti e incomprensibili: sono con l’Ucraina ma si astengono sull’invio delle armi, sono per il lavoro ma anche per il reddito di cittadinanza, sostengono Biden ma candidano uno che vorrebbe sciogliere la NATO, eccetera. Il loro posizionamento internazionale purtroppo è precipitato, con la nuova dirigenza, verso il sostegno indiretto al tiranno: vedi le candidature di Marco Tarquinio (che oltre che filo-Putin è anche antiabortista, giusto per non farsi mancare niente) o di Cecilia Strada, che starebbe benissimo anche nel partito di Santoro. E comunque Elly si candida per finta, proprio come la sua nemesi Giorgia. Ammazzatemi ma io tra le due scelgo la seconda: mi ispira più fiducia (che è tutto dire, considerando che non me ne ispira neanche un po’).

Stati Uniti d’Europa
Da sempre sostengo che Renzi sia il leader politico di gran lunga migliore che abbiamo in Italia: per talento, per spregiudicatezza, per cultura, per abilità nel padroneggiare i meccanismi della democrazia parlamentare. Anche dal punto di vista dei temi e dei programmi, mi riconosco in buona parte delle sue posizioni: il suo è un liberalismo progressista alla Obama, attento ai diritti come anche alle libertà economiche. Va detto che sulla questione ucraina non ho la sua stessa posizione: Renzi è chiaramente contro Putin ma si muove col freno a mano tirato ed è sempre lì a evocare fantomatiche e improbabili soluzioni diplomatiche. Fa parte dello stesso gruppo europeo di Macron, ma gli manca la stessa chiarezza di visione e di strategia sulla situazione geopolitica europea. Ma non si può avere tutto: Stati Uniti d’Europa è senz’altro la lista che ha più senso sostenere, anche per la presenza al suo interno di un gigante come Emma Bonino, peraltro espertissima di questioni europee e da tempi non sospetti favorevole a una sempre maggior integrazione tra gli Stati del continente, unica prospettiva possibile in vista delle sfide del presente e del futuro. In più, Renzi si candida e, se eletto, ANDRÀ DAVVERO IN EUROPA! WOW! (Lo so, siamo presi così male che ci tocca entusiasmarci per l’ovvio).

Südtiroler Volkspartei
Il partito degli altoatesini: ha un senso votarlo solo se siete altoatesini.

3. I candidati

Una volta stabilito che voterò per la lista Stati Uniti d’Europa, descriverò brevemente i candidati, seguendo l’ordine della lista. Ricordo ancora che è possibile indicare fino a 3 preferenze, e che se le preferenze sono almeno 2 devono per forza essere di sesso diverso.

Graham Robert Watson
Scozzese con cittadinanza italiana, decano della politica europea, grande avversario della Brexit e molto attivo nel sostegno della causa ucraina e nel promuovere la formazione dell’esercito europeo.

Antonella Soldo
Radicale, nella dirigenza dell’Associazione Luca Coscioni, si batte per la legalizzazione della Cannabis e i suoi contenuti online parlano quasi esclusivamente di questa tematica. Ha aderito all’appello di “Vote for Animals”, una iniziativa sostenuta da una congrega di animalisti pazzoidi (tra cui la LAV, se fosse per la quale ci cureremmo ancora ingurgitando muschi e licheni): no grazie.

Giulia Pigoni
Giovanissima consigliera comunale e regionale dell’Emilia Romagna, attiva prima in Azione poi in Italia Viva. Nei suoi interventi parla solo e soltanto del suo territorio, non sembra particolarmente interessata ai grandi temi internazionali.

Davide Bendinelli
Sindaco di Garda, imprenditore, già deputato con Forza Italia, passato a Italia Viva nel 2019. Molto attento alle esigenze del mondo produttivo, è molto chiaro nel sostenere che il futuro, anche per le piccole imprese del nordest, è nell’Europa e non nel localismo. Non parla di Ucraina.

Gabriella Chiellino
Imprenditrice, presidente di EAmbiente (società di consulenza ambientale), alla sua prima esperienza politica. Pienissima di entusiasmo e di buoni propositi, molto concentrata sulla realtà imprenditoriale veneta, un po’ troppo propensa a sottolineare il suo essere cattolica.

Muharem Saljihu detto Marco
Imprenditore italo-albanese residente a Venezia, molto impegnato in attività filantropiche incentrate soprattutto sulla promozione dei diritti umani in area balcanica.

Maria Laura Moretti
Romagnola, insegnante di scuola primaria, segretaria della sezione cesenate del Movimento Federalista Europeo, che da sempre si batte per gli Stati Uniti d’Europa in nome di Altiero Spinelli.

Giorgio Pasetto
Consigliere comunale di Verona, da sempre europeista, schierato con decisione contro Putin e a favore dell’esercito comune europeo. Peccato che abbia aderito anche lui a quella baracconata di “Vote for Animals”.

Francesco Bragagni
Giovane assessore riminese, a capo del Partito Socialista locale, molto impegnato sulle tematiche locali e ambientali.

Marina Sorina
Ucraina di Charkiv con cittadinanza italiana, guida turistica a Verona, scrittrice, già attivista di Azione. Ovviamente è in prima linea nella consapevolezza della centralità della questione ucraina per il futuro dell’Europa. Purtroppo ha anche lei firmato il demenziale appello di “Vote for Animals”: peccato.

Luigi Giordani
Già consigliere comunale a Venezia, membro del Partito Socialista. Ha un lungo curriculum come amministratore locale e membro di società partecipate. Non ci sono molti contenuti a suo nome in rete.

Fabio Valcanover
Avvocato trentino di estrazione radicale, il suo impegno è incentrato soprattutto sulla liberalizzazione della cannabis e sui diritti dei detenuti.

Aurora Pezzuto
Giovanissima coneglianese in rampante carriera nel settore dei Big Data, dirigente dell’Istituto Liberale, con chiarissime idee a proposito di Ucraina, libertà economiche, futuro dell’energia, sostegno al nucleare.

Nicola Cesari
Sindaco di Sorbolo Mezzani in provincia di Parma, esponente di Italia Viva di provenienza PD. In rete non c’è traccia di un programma relativo alla sua candidatura alle elezioni europee.

Kateryna Shmorhay detta Katya
Ucraina residente a Ravenna, impegnatissima nel sostegno alla causa ucraina e nel perorare la creazione dell’esercito europeo.

I candidati che maggiormente pongono l’accento sulle questioni davvero importanti sono quattro: Watson, Sorina, Pezzuto e Shmorhay. Nel momento in cui pubblico questo articolo, la mia propensione è indicare sulla scheda Pezzuto, Watson e Shmorhay. Ma negli ultimi giorni prima del voto continuerò a cercare interviste o interventi dei candidati per affinare la mia posizione.

Il vero problema, dal mio punto di vista, è che nemmeno nella lista più europeista c’è un candidato che abbia una posizione cristallina e ‘macroniana’ sulla nuova guerra in corso in Europa. Non c’è un leader e non c’è un candidato che si impegni a mandare soldati da tutto il continente per fermare Putin. Se, come pensano molti autorevoli analisti, questa guerra non è altro che un test da parte della Russia (e dell’Iran, e forse della Cina) per capire se l’Unione Europea esiste davvero o è solo un bluff, direi che per il momento l’esito del test è chiaro: l’UE è un bluff. Se avessimo davvero voluto, avremmo fermato già da tempo l’invasione criminale dell’Ucraina. La nuova Europa che uscirà da questo voto dovrà affrontare la questione prima che sia troppo tardi e che tocchi a tutti tornare in trincea. Che siate o no d’accordo con il mio brainstorming, spero che prendiate queste prossime elezioni molto, molto seriamente.


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