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Sanremo 2024: le mie pagelle

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February 7, 2024 by Mosè Viero

Sono ben trenta i cantanti in gara nella ventiquattresima edizione del Festival della Canzone Italiana, la quinta diretta e presentata da Amadeus. Il direttore artistico ha simpaticamente pensato di fare esibire tutti già la prima sera: in realtà ha senso dato che così i pezzi risultano tutti ‘sbloccati’ e nessuno ha il vantaggio di poter girare un giorno in più in radio prima del televoto. Questo però ha comportato un notevole sforzo per noi poveri pagellisti: ma ce l’abbiamo fatta! Quindi ecco il nostro parere su tutti i brani in gara: li presentiamo nell’ordine di uscita della prima serata del Festival. Come gli anni scorsi, trovate anche tutti i link ai video ufficiali.

Buona lettura e buon Festival a tutti!


Clara – Diamanti grezzi

La vincitrice (telefonatissima) di Sanremo Giovani porta un pezzo più movimentato della struggente ballatona con cui ha dominato la gara degli esordienti. Diamanti grezzi è un pezzo dance-pop un po’ retrò, un compito svolto con diligenza sia nella composizione sia nell’interpretazione, ma al quale manca del tutto una cifra stilistica o una caratteristica che lo faccia spiccare.
Voto: 5

video ufficiale


Sangiovanni – Finiscimi

Il giovane esponente della new wave vicentina Sangiovanni, noto per i suoi pezzi frivoli e sgarzolini, prova a riposizionarsi con una ballad strappalacrime a tema sentimentale, che nell’approccio lirico ci ricorda Crudele di Mario Venuti. La struttura melodica è molto semplice e l’interpretazione, per quanto apparentemente sincera, appare piuttosto fragile e anonima, forse per via di una vocalità acerba, che nel farsi carico di affermazioni apocalittiche risulta non tanto credibile.
Voto: 5

video ufficiale


Fiorella Mannoia – Mariposa

Metto le mani avanti: per quanto nell’ultimo periodo il suo repertorio sia, per usare un’eufemismo, non particolarmente esaltante, fatico a giudicare con distacco le esibizioni live di Fiorella. Il suo ruolo nella musica italiana, nonché nella mia formazione musicale, il suo piglio interpretativo unico e intenso, il suo carisma che per quanto mi riguarda è pari a quello di un paladino che supera il 18 (questa la capiscono solo i nerd): tante cose mi impediscono di avere uno sguardo limpido. Epperò: riconosco senza problemi che Mariposa è un pezzo furbo e piacione, un’operazione di puro e semplice manierismo. La strofa, a metà strada tra De Andrè e Daniele Silvestri, con il suo andamento semplice ma assertivo, è perfetta per la tessitura lirica, all’insegna del woman power; il ritornello è quasi interamente costruito attorno a un ahi ahi ahi spagnoleggiante, richiamo ad anni in cui non solo Mannoia ma il cantautorato italiano in generale aveva la sua ‘sbandata’ latina. È tutto preparato a tavolino con il preciso intento di solleticare un certo pubblico, con certe idee e una certa formazione musicale e politica: lo testimonia la versatile squadra di autori, che può tirarti fuori allo stesso tempo lo scimmiottamento di De Andrè come la hit estiva del ventenne alla ribalta. Da Mannoia ci si aspettava di più che non una pura imitazione di se stessa.
Voto: 6

video ufficiale


La Sad – Autodistruttivo

Questo terzetto ha un aspetto punk ribelle che contrasta con decisione con il pezzo portato in gara, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista lirico. Autodistruttivo è un brano che tratta l’importante tema del disagio giovanile, con tanto di esplicito endorsement da parte del Telefono Amico: tra gli autori figura Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, il cui tocco si sente con grande evidenza soprattutto nella struttura melodica. Zanotti però riesce talvolta a evitare la stucchevolezza retorica con qualche guizzo di creatività inaspettata: in questo caso invece è tutto piano e prevedibile, al livello di una pubblicità progresso, e i cringissimi cartelli portati in scena peggiorano la situazione. L’impressione è un gruppo di teppisti redenti finiti a cantare un pezzo di Povia.
Voto: 4

video ufficiale


Irama – Tu no

Irama ha una doppia identità: nei giorni pari sforna hit estive ritmate e sbarazzine, nei giorni dispari si impelaga in ballatone drammatiche, intendendo questo aggettivo in più di un senso. Tu no rientra nella seconda fattispecie: per ragioni che mi sfuggono, una parte della critica stravede per questi brani urlati sgraziatamente, un po’ alla Pappalardo, con testi dal lirismo elementare e prevedibile. Noi ne faremmo volentieri a meno, anche perché ci sembrano tutti irrimediabilmente simili.
Voto: 4

video ufficiale


Ghali – Casa mia

Da questo artista, che domina la scena rap e trap nazionale, ci si aspettava forse qualcosa di più combat: Casa mia è invece un pezzo pop con sbandate house ed elettriche e la giusta dose di autotune, a metà strada tra i Subsonica e la Madame dell’ultimo periodo. A restare orgogliosamente militante è il testo, che col suo pacifismo un po’ generico e ‘buonista’ risulta però la parte forse più debole dell’intera operazione. Ci sembra comunque tra i migliori pezzi in gara.
Voto: 7

video ufficiale


Negramaro – Ricominciamo tutto

Giuliano Sangiorgi ha un suo stile fortemente caratterizzato, che viene qui riproposto nella sua versione più pura e cristallina: pop melodico elaborato e stratificato, con momenti in crescendo concitati, sottolineati da stacchi e da sequenze di note-esca atte ad agganciarsi nella memoria. È un linguaggio già datato ma ancora del presente, identificabile, in forme leggermente diverse, anche nel contesto internazionale (vengono in mente anzitutto i Coldplay). Il piglio interpretativo di Sangiorgi è arzigogolato e barocco, con svisate e falsetti che secondo me indeboliscono la messa in scena: il mestiere però c’è e si riconosce immediatamente.
Voto: 6

video ufficiale


Annalisa – Sinceramente

Dopo millemila partecipazioni insipide, finalmente Annalisa arriva a Sanremo con uno dei suoi impagabili tormentoni, attorno ai quali recentemente la figura di questa cantante si è riposizionata, assumendo un ruolo centrale nella scena musicale italiana. Gli anni preparatori ora si fanno sentire: l’apparente leggerezza delle hit della Scarrone nasconde, ma al contempo svela, una notevole esperienza sia nella composizione sia nell’interpretazione sia anche, cosa non meno importante, nella caratterizzazione visiva dei pezzi. Sinceramente ha tutto ciò che ci si aspetta dall’Annalisa 2.0, con qualche mancanza forse solo dal punto di vista delle liriche, che nei pezzi di questa cantante sono talvolta intessute di spassosi divertissement che qui latitano (ma c’è una preziosa citazione nientemeno che dei Prozac+!) Faccio una previsione: al primo ascolto vi sembrerà una canzoncina stupidina, ma nei prossimi mesi vi si pianterà in testa e per rimuoverla dovrete chiamare gli artificieri.
Voto: 7

video ufficiale


Mahmood – Tuta Gold

Quando arrivò in gara tra i big con Soldi, si capì quasi subito che qualcosa di importante stava accadendo sul palco di Sanremo: una musica nuova, postmoderna, priva di compromessi, al contempo radiofonica ma di completa e assoluta rottura con il passato, era pronta a imporsi sul gusto nazionalpopolare. Mahmood è rimasto fedele a quella formula: Tuta gold è anzi forse ancora più caratterizzata di Soldi, se non altro dal punto di vista lirico, grazie a un testo pieno di forestierismi, destrutturato e lirico al tempo stesso, proprio come il suo interprete, che riesce a essere insieme tamarro ed elegantissimo. Il problema, se così lo si vuole chiamare, è che la rivoluzione ormai è stata fatta: Tuta gold è un pezzone, ma non può avere la carica dirompente che ebbero a suo tempo i precedenti d’avanguardia.
Voto: 7,5

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Diodato – Ti muovi

Unico cantautore ‘vero’ in gara, Diodato propone un pezzo classicissimo, un lento a tema sentimentale che sembra un Fai rumore 2.0. La costruzione melodica è buona, la resa dal vivo con l’orchestra è ottima e la movimentazione del palco sul finale è una trovata simpatica: l’impressione però è di essere di fronte a un pezzo che non aggiunge nulla al mondo musicale di questo artista e che non può che risultare derivativo a fronte dell’ottimo risultato della partecipazione precedente.
Voto: 6

video ufficiale


Loredana Bertè – Pazza

Per la sua nuova partecipazione al Festival, Loredana Bertè si affida al dream team di autori che sfornò, qualche anno fa, buona parte dei pezzi dell’album della sua rinascita, ovvero Libertè. Il risultato è un po’ inferiore alle aspettative: Pazza è un brano rock dall’arrangiamento aggressivo ma dalla linea melodica elementare per non dire infantile, quasi da sigla di cartone animato. Certo, è impossibile non essere coinvolti dalle liriche, dal chiaro sapore autobiografico, che in un certo senso completano il discorso cominciato tanti anni fa con Angeli & Angeli e con Amici non ne ho. Loredana è stata protagonista di un percorso con discese repentine e risalite vertiginose, e vederla così presente e attiva oggi non può non far scattare meccanismi di empatia. Farà senz’altro bene in classifica, e tutto sommato ci sta.
Voto: 6

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Geolier – I p’ me tu p’ te

Confesso di non capire la wave dialettale napoletana che ultimamente sta colonizzando la musica italiana: accendendo le radio che passano i pezzi cool ci si imbatte continuamente in brani che quando io avevo vent’anni sarebbero stati presi sul serio solo intorno al Vesuvio, mentre ora entrano nelle playlist anche dei ragazzi di Marghera. È un bene o un male? Io sono violentemente respinto non solo da ogni forma di dialetto ma anche dagli accenti locali marcati, che alle mie orecchie suonano come una irrimediabile mancanza, un segno di ‘sporcizia’ da togliere con un buon corso di dizione: ma temo di essere in minoranza. Temo anche, di conseguenza, di non essere adatto a recensire adeguatamente un pezzo come questo, se non per dire che dal punto di vista musicale non mi sembra niente di speciale, pur essendo ben prodotto e ben arrangiato. La vera questione è: ma non era il Festival della CANZONE ITALIANA?
Voto: N/C

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Alessandra Amoroso – Fino a qui

C’erano molte aspettative per la prima partecipazione al Festival di una veterana del pop mainstream come la Amoroso. Io non ho mai amato più di tanto la sua produzione musicale, che mi sembra caratterizzata da grande prevedibilità, né ho mai particolarmente apprezzato il suo approccio interpretativo, a cui però va riconosciuta una sua peculiare caratterizzazione. Fino a qui è una ballad anni Novanta molto tradizionale, con incipit che ricorda Un mondo d’amore di Morandi: il tema, ovvero l’odio sui social, è implicito nelle liriche ed è stato esplicitato solo in conferenza stampa.
Voto: 5

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The Kolors – Un ragazzo, una ragazza

Anche i The Kolors, come Annalisa, sono esplosi ultimamente dopo anni di produzioni dal buono ma non esaltante successo: in questo caso specifico però la ribalta è dovuta quasi esclusivamente a un unico tormentone, del quale si cerca ovviamente di replicare la fortuna. Un ragazzo, una ragazza ci prova con una formula pop dance dalle tinte vintage, collocata musicalmente dalle parti del Daniele Silvestri di Salirò. Purtroppo manca del tutto l’arguzia nei temi: il testo sembra anzi il vero punto debole del brano. L’effetto tormentone potrebbe senz’altro scattare, ma noi non siamo del tutto convinti.
Voto: 6

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Angelina Mango – La noia

È una figlia d’arte e questo l’ha sicuramente aiutata, ma non si può negare che Angelina Mango sia talentuosa: purtroppo è anche acerba, ma ce lo si deve aspettare da una cantante così giovane. Non tutti infatti nascono Madame, che a diciannove anni già riempiva di senso e di equilibrio produzioni musicali incentrate sul dramma e sull’insensatezza dell’esistere, risultando credibile e perfettamente ‘sintonizzata’. La citiamo non a caso: l’artista vicentina è l’autrice principale de La noia, e la sua cifra stilistica, caratterizzata dalla combinazione efficace di registri diversi fusi insieme oltre che dall’arrangiamento anche e soprattutto dall’individuazione di un mood armonico coerente, è molto visibile. Il punto debole è l’interpretazione: la vocalità ingenuamente potente della cantante, nonché il suo dimenarsi forse eccessivo sul palco, rendono il brano più caciarone di quel che le liriche lo vorrebbero. Resta comunque il pezzo più interessante e forte tra quelli in gara.
Voto: 8

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Il Volo – Capolavoro

Dobbiamo veramente parlarne? Ok, beviamo l’amaro calice limitandoci a una considerazione. A rendere questo tipo di musica insopportabile è non solo il suo essere vecchia, retorica e banale, e in questo caso specifico anche fastidiosamente disneyana: è anche la prosopopea dei suoi interpreti, le loro pose gonfie e teatrali, la loro prossemica insopportabilmente costruita a tavolino per impressionare i poveri di spirito. Siamo quasi al livello della circonvenzione di incapaci: dov’è l’associazione a tutela dei consumatori quando serve?
Voto: 3

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BigMama – La rabbia non ti basta

Questa talentuosa rapper è in gara per la prima volta e si affida a un pezzo che rientra in pieno nella corrente del pop giovane contemporaneo dall’andamento consonante ipnotico vagamente in calare, à la Cenere di Lazza. Mi sarei aspettato qualcosa di più aggressivo: il cantato di Big Mama ha bisogno di essere perfezionato, sia dal punto di vista dell’equilibrio sia da quello della dizione, ma tutto sommato La rabbia non ti basta è un brano con una sua solidità, che potrà avere un buon successo in radio.
Voto: 6

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Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

Negli ultimi decenni li colleghiamo inevitabilmente al trash nazionalpopolare, ma i Ricchi e Poveri hanno una storia importantissima alle spalle e rivederli in gara fa al tempo stesso piacere e tenerezza. Ma non tutta la vita è un pezzo consapevolmente vecchio, che richiama atmosfere da balera degli anni Settanta e che in certi momenti sembra uscito di peso dalla produzione di Raffaella Carrà. Se ne sentiva il bisogno? Probabilmente no: ma in questo caso non si tratta di giovani-vecchi, ma di vecchi ‘veri’ che rivendicano un ruolo richiamando quel che sono stati e che ancora sono, con la giusta e dignitosa leggerezza.
Voto: 6

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Emma – Apnea

Veterana del Festival, quest’anno Emma porta un pezzo di bel pop fresco e ritmato, decisamente migliore di quanto messo in scena nelle partecipazioni precedenti (anche perché alcune erano firmate dai Modà, quindi fare peggio era difficile). Apnea ha un andamento crescente che culmina in un ritornello strumentale all’insegna dell’unz unz: curioso il bridge, che potrebbe ricordare Tu di Umberto Tozzi. Certo, non è niente di speciale ed è anzi un ensemble un po’ frammentato: ma sta bene sulla sua interprete, che ci sembra in forma e questo ci piace.
Voto: 6

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Renga e Nek – Pazzo di te

Da tempo questi due veterani della canzone pop italiana collaborano, su disco come anche dal vivo: c’era dunque da aspettarsi una partecipazione in coppia. Entrambi sono di casa sul palco dell’Ariston: Renga ha anche vinto il Festival e nei primi anni Duemila ha prodotto pezzi di un certo livello; Nek ha invece prodotto le sue opere migliori in anni più recenti, ma vanta da sempre un’ottima padronanza vocale e melodica, spesso messa purtroppo a servizio di brani un po’ banali. Pazzo di te è esattamente ciò che ci si può aspettare da questa collaborazione: è una energica ballad anni Novanta, che sembra di aver già sentito tante volte, dall’arrangiamento solido e prevedibile. Speravamo in qualcosa di meglio, ma forse non era il caso di sperare.
Voto: 5

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Mr. Rain – Due altalene

Ormai questo cantante si è piazzato in una nicchia chiaramente individuata: quella della canzoncina retorica destinata al pubblico dei non-consumatori di musica, che ogni tanto ascoltano canzoni giusto perché capita. Due altalene è del tutto simile a Supereroi, in gara lo scorso anno: lo stratagemma dei bambini acchiappa-like però questa volta è sostituito da una più prosaica altalena, gimmick atto a visualizzare la metafora attorno a cui gira il testo. Signore pietà.
Voto: 3

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Bnkr44 – Governo Punk

Questo stralunato collettivo ha un’impronta egualitaria che è sempre più difficile trovare tra le band: cantano tutti a turno, e si muovono sul palco in modo apparentemente disordinato, quasi per disorientare lo spettatore e impedirgli di capire dove comincia e dove finisce il collettivo stesso. Il pezzo è pop ritmato moderno ma un po’ scialbo, e fa presagire un ritornello forte che però non arriva mai.
Voto: 5

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Gazzelle – Tutto qui

Canzone d’amore classicissima, a cui l’arrangiamento dà un tocco contemporaneo. Gazzelle ha un piglio svagato sia nella scrittura sia nell’interpretazione, e questo lo caratterizza fin dagli esordi: Tutto qui però non ha un particolare mordente, né nelle liriche né nella linea melodica. Non è male, ma questo artista ha fatto molto di meglio in passato.
Voto: 5

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Dargen D’Amico – Onda Alta

Dopo una prima partecipazione al Festival tutta all’insegna del puro e semplice disimpegno, Dargen ci riprova con un pezzo che al principio può sembrare una nuova versione di Dove si balla ma che è in realtà una proposta parecchio diversa. Anzitutto per via del contenuto, impegnato e militante, tanto che l’artista si è anche prodotto, dopo l’esibizione, in un appello per il cessate il fuoco; ma anche dal punto di vista musicale, in forza di una struttura più elaborata, nella quale alla dance si affiancano momenti gospel e corali, con un risultato finale decisamente più cupo. La nostra sensazione è che il Dargen disimpegnato e cazzaro funzioni meglio.
Voto: 5

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Rose Villain – Click Boom!

Rose Villain è uno dei personaggi più interessanti della nuova scena musicale italiana e riesce a combinare su di sé tante caratteristiche all’apparenza contraddittorie: è sensuale ma senza svaccare, è intonatissima ma aliena da virtuosismi di maniera, è svagata ma allo stesso tempo puntuale. Click Boom! è un pezzo che tenta di rappresentare forse troppo di questa identità così sfaccettata: la strofa è lenta e aperta, il ritornello è ritmato e quasi parlato, con un uso sciocchino di onomatopee à la Elettra Lamborghini. Il risultato sembra un po’ disequilibrato, come se si trattasse di un collage di pezzi diversi: ma resta comunque curioso e interessante.
Voto: 6

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Santi Francesi – L’amore in bocca

Arrivano al Festival da Sanremo Giovani, ma sono già piuttosto noti al grande pubblico e infatti la loro qualificazione era ampiamente prevista. L’amore in bocca è una ballad rock strutturata e trascinante, con un arrangiamento solido e dal retrogusto internazionale: melodicamente non è nulla di originale, e il testo manca della cifra sublime capace di distinguerlo. Ma tutto sommato non è male.
Voto: 6

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Fred de Palma – Il cielo non ci vuole

Questo cantante è giovane ma può già essere etichettato come storico creatore di tormentoni, in salsa rigorosamente reggaeton. Al Festival si presenta però con un brano in stile diverso, una dance più asettica e ‘tradizionale’, che ha il problema non indifferente di dover competere con parecchi altri brani simili. La nostra impressione è che questo non emerga in nessun modo sugli altri.
Voto: 4

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Maninni – Spettacolare

L’inclusione di Maninni tra i cantanti in gara senza nemmeno passare da Sanremo Giovani è il mistero forse più grande di questo Festival. Lo smarrimento aumenta dopo aver ascoltato il pezzo, che non è nulla di particolarmente memorabile: Spettacolare è anzi una canzone d’amore piuttosto classica, sanremese in senso non per forza dispregiativo, ma che non aggiunge niente a quanto già detto e fatto da un Diodato o da un Renga dei tempi andati. Il timbro dell’interprete poi è decisamente più anonimo di quelli appena citati. Mah.
Voto: 5

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Alfa – Vai!

Alfa è un protagonista della scena teen contemporanea: con Vai! sembra tentare il salto verso un mondo musicale più strutturato, pur mantenendo intatta la sua tutto sommato simpatica naïveté. Il pezzo mescola echi di Ghali e del folk in stile vecchio west sublimandoli in una formula un po’ manierata, che sembra ruotare principalmente attorno all’uh-uh ripetuto nel ritornello. È musica inoffensiva destinata a ragazzi altrettanto inoffensivi, e non necessariamente in senso buono.
Voto: 4

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Il tre – Fragili

Forse è leggermente più conosciuto di Maninni, ma anche l’inclusione diretta de Il Tre in gara senza passare da Sanremo Giovani suona un po’ strana. Fragili è incarnazione perfetta del pezzo pop italiano contemporaneo a tema sentimentale: andamento leggermente diseguale, autotune presente ma non eccessivo, arrangiamento sostenuto ma senza particolari svisate. Forse la riflessione che ci verrebbe da fare è che questo stile sembra già aver detto tutto, ed essere arrivato al capolinea in un lasso di tempo alquanto modesto.
Voto: 5

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2 comments »

  1. Ottima sintesi (oddio si fa per dire tanto lo sappiamo che sei logorroico e io ti seguo anche per questo 🤣) non ti facevo così esperto di musica italiana ma dalle tue pagelle si evince una capacità di analisi basata da una certa conoscenza del tema: io non mi sono mai interessato così approfonditamente dell’argomento al massimo potrei dire “questa canzone è caccapupu, questa e interessante” ect. ect. senza entrare nel merito. Comunque ti ringrazio perché così non devo vedere il festival ma magari ascoltare solo le canzoni che sono un po meglio… Bellissima la battuta sulla Mannoia 🤣🤣🤣

    • Mosè Viero says:

      Sapevo che avresti apprezzato quella battuta 😀
      I miei mi hanno educato alla musica italiana fin da piccolo e gliene sono molto grato. La canzone ha il potere di sublimare i pensieri e le idee come nessun’altra forma d’arte: e fruirla secondo me ti aiuta moltissimo a tanti livelli, anche solo a livello comunicativo.

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