Eurovision Song Contest 2023: le mie pagelle
0May 3, 2023 by Mosè Viero
I giorni 9, 11 e 13 maggio si svolgerà a Liverpool l’edizione 2023 dell’Eurovision Song Contest (nell’articolo lo abbrevieremo spesso in ESC). La tradizione è che il vincitore ospiti l’edizione dell’anno successivo: ma nel 2022 vinse l’Ucraina e purtroppo la situazione nel Paese ha reso necessario lo spostamento in altro luogo. È stata scelta l’Inghilterra, che l’anno scorso si classificò seconda.
La manifestazione funziona in modo molto diverso dal nostro Festival di Sanremo. I pezzi in gara sono scelti con modalità differenti dalle varie nazioni e non sono mai inediti: talvolta vengono selezionati da giurie appositamente predisposte, altre volte sono i vincitori di competizioni locali (com’è il nostro caso, che peraltro ha avuto frequenti eccezioni). Una particolarità da sottolineare è che per essere accettati in gara i pezzi devono essere molto brevi: la durata massima accettata è di tre minuti. Questo costringe molti artisti a creare versioni accorciate del loro brano, e non è sempre una buona idea. Un altro elemento da evidenziare è che in scena è prevista solo la voce dal vivo: tutto il comparto sonoro è in playback, anche qui con qualche sporadica eccezione.
Ecco quello che penso dei brani in gara quest’anno. Andrò in ordine alfabetico usando come riferimento il nome inglese degli Stati coinvolti.
Potete trovare i videoclip cliccando su questo link.
ALBANIA – Albina & Familja Kelmendi – Duje
Albina Kelmendi è una cantante albanese/kosovara nata a Peje nel 1998: curiosamente, si presenta in gara assieme ad altri cinque membri della sua famiglia allargata, che svolgono prevalentemente la funzione di coro, nel tentativo di accordare la messa in scena al tema del brano, incentrato sulle difficoltà di restare uniti nei momenti difficili. Duje è un tradizionale pezzo pop balcanico che ci sembra di aver già sentito in altre mille edizioni dell’ESC.
Curiosità: in Albania il brano da presentare all’Eurovision viene scelto durante il Festivali i Këngës, il Sanremo albanese. A qualificarsi, però, non è il brano vincitore bensì il preferito dal televoto: ad aver vinto l’ultima edizione infatti non è questo brano ma una canzone intitolata Evita e cantata da Elsa Lila. Se questo nome vi suona familiare è perché questa cantante albanese partecipò al Festival di Sanremo nel 2007 nella sezione Giovani con un pezzo intitolato Il senso della vita. Com’è piccolo il mondo!
Voto: 4
ARMENIA – Brunette – Future lover
Elen Yeremyan è una giovane cantautrice armena nata nel 2001 e nota col nome d’arte “Brunette”. Il suo pezzo Future lover, un po’ in armeno ma in gran parte in inglese, prende inizialmente le forme di un bel pop elegante e lezioso, un po’ sulle corde di Emiliana Torrini: il bridge però esplode in un rap che ci porta immediatamente da tutt’altre parti, verso Lizzo o Nicki Minaj. Non è niente di rivoluzionario, ma ci piace.
Voto: 7
AUSTRALIA – Voyager – Promise
I Voyager sono una band australiana di rock progressive e metal con un curriculum di tutto rispetto: attiva fin dal 1999, ha pubblicato sette album in studio e diversi live e raccolte. Promise è un pezzo molto tradizionale, comprensibilmente più accessibile al grande pubblico rispetto a certa produzione della band: si tratta di rock melodico dall’energia sostenuta e dalla struttura vagamente vintage, con inciso tratteggiato dall’oh oh oh oh e brevi bridge più feroci. La classicità farà sentire a casa soprattutto chi ha più di trent’anni, ma forse anche più di quaranta.
Voto: 6
AUSTRIA – Teya & Salena – Who the hell is Edgar?
Teya è pseudonimo di Teodora Špirić, cantante austriaca classe 2000, nata a Vienna da genitori serbi; Salena è pseudonimo di Selina-Maria Edbauer, austriaca nata a Leoben nel 1998. Who the hell is Edgar? è un pezzo di pop rap fine anni Novanta / primi Duemila, molto vicino stilisticamente alla produzione dell’epoca dei Black Eyed Peas: peraltro queste sonorità sembrano non invecchiare mai e in genere ‘prendono’ parecchio anche il pubblico giovane contemporaneo. Il vero asso nella manica di questo brano, comunque, è il suo testo esilarante e sopra le righe: apparentemente racconta di una possessione demoniaca da parte di Edgar Allan Poe, ma in realtà prende in giro gli autori famosi che scrivono tramite ghostwriter. Irresistibile!
Voto: 7
AZERBAIJAN – TuralTuranX – Tell me more
Tural e Turan Bağmanov sono due fratelli gemelli azeri, nati nel 2000 a Zaqatala. Si presentano in gara con un pezzo di pop che sembra uscito dalla discografia di un gruppo indie dei primi anni Dieci: ottimamente strutturato, dal giro armonico molto classico, con inserti rapidi più moderni e pervaso da quelle atmosfere agrodolci e sottilmente stralunate che sono tipiche del cantautorato internazionale contemporaneo. Per noi è uno dei pezzi migliori in gara.
Voto: 7
BELGIUM / BELGIO – Gustaph – Because of you
Pseudonimo di Stef Caers, Gustaph è cantante e produttore belga di classe 1980, presente sulla scena musicale in ruoli più o meno rilevanti fin dal 2000. Because of you è pop patinato e iperprodotto ispirato a George Michael, con echi soul che richiamano Christina Aguilera. Questo tipo di musica, decisamente sorpassata, va sempre per la maggiore all’ESC: ma noi restiamo abbastanza indifferenti.
Voto: 5
CROATIA / CROAZIA – Let 3 – Mama ŠČ!
Let 3 è un gruppo punk/shock rock piuttosto stagionato, formatosi a Rijeka (Fiume) nel 1987. La sua produzione alterna pezzi ‘normali’ ad altri più destrutturati, che avvicinano il gruppo agli stilemi di quella che noi chiamiamo musica demenziale, sullo stile degli Skiantos o di Elio e le Storie Tese. Mama ŠČ! è un ottimo esempio di quest’ultima fattispecie: è un pezzo strambo e divertente, col testo assolutamente improbabile ma al contempo molto serio dato che sembra una presa in giro delle turbe psichiche dei dittatori guerrafondai (la ŠČ del titolo è la lettera che rappresenta la Russia nell’alfabeto cirillico). La messa in scena può riservare grandi sorprese.
Voto: 7
CYPRUS / CIPRO – Andrew Lambrou – Break a broken heart
Andrew Lambrou è un cantante australiano figlio di genitori greco-ciprioti e nato nel 1998. Il pezzo che porta in gara è una ballad contemporanea a tema sentimentale piuttosto anonima, che ricorda uno qualunque degli ultimi singoli dei Maroon 5. La produzione e l’arrangiamento sono di buon livello, ma a mancare è una vera ispirazione.
Voto: 4
CZECHIA / CECHIA – Vesna – My sister’s crown
Le Vesna sono un gruppo folk ceco formatosi a Praga nel 2016. My sister’s crown è un pezzo con elementi di interesse: la strofa fa pensare a pop/rap contemporaneo da classifica, ma il ritornello inforca binari più etnici e assume un sapore marziale quasi balcanico. Il problema è che queste operazioni all’ESC sono molto comuni: al Festival di Sanremo un brano così spiccherebbe (e spaccherebbe), qui sembra un po’ una minestra riscaldata.
(Curiosità: fino all’anno scorso questo Stato si chiamava “Repubblica Ceca”, ora si chiama “Cechia”. In effetti se noi ci chiamassimo “Repubblica Italiana” anziché “Italia” sarebbe un po’ strano).
Voto: 6
DENMARK / DANIMARCA – Reiley – Breaking my heart
Pseudonimo di Rani Petersen, Reiley è un cantante delle isole Feroe, arcipelago disperso nei mari del Nord popolato da cinquantamila persone. È nato nel 1998, ma da quelle parti il tempo deve scorrere più lentamente che da noi visto che sembra a stento un quindicenne. Anche la sua musica ha come target di riferimento quell’età, come comunica inequivocabilmente anche il cliché che fa da titolo a questo pezzo. Breaking my heart è inutile pop pseudo-coreano adolescenziale rimasticato mille volte, condito da secchiate di autotune. Ne avremmo fatto volentieri a meno.
Voto: 3
ESTONIA – Alika – Bridges
Alika (nome completo Alika Milova) è una cantautrice estone di Narva, nata nel 2002. Bridges è una ballata spaccabudella costruita quasi alla perfezione: inizia solo con piano e voce, per allargarsi poi a una orchestrazione maestosa, che tirerebbe fuori risultati pazzeschissimi se messa in scena sul palco dell’Ariston. È molto interessante anche la caratterizzazione vocale della cantante, che parte su toni felpati alla Norah Jones per poi diventare tagliente e aggressiva, à la Lady Gaga. L’unico neo, secondo me, è dato da quel bridge con gli uuuh uuuh, troppo simile a tanti altri pezzi, anche già visti all’ESC. Ciò nonostante, è il mio brano preferito.
Voto: 8
FINLAND / FINLANDIA – Käärijä – Cha cha cha
Pseudonimo di Jere Pöyhönen, Käärijä è un rapper nato a Helsinki nel 1993. Cha cha cha è un brano multiforme, con momenti hip hop, passaggi in rock duro quasi metal e ritornello dal piglio melodico più tradizionale. Il risultato ha un suo perché, ma vale quanto detto sopra a proposito del pezzo ceco: la contaminazione all’ESC è la norma, quindi ciò che in altri contesti può sembrare molto originale qui appare invece quasi come un cliché.
Voto: 6
FRANCE / FRANCIA – La Zarra – Èvidemment
Anche se rappresenta la Francia, La Zarra, pseudonimo di Fatima Zahra Hafdi, è in realtà una cantante canadese di origine marocchina. Èvidemment è un buon pezzo, con incipit che richiama il grande cantautorato francese del Novecento e ritornello che riporta il sound su binari più contemporanei e ritmati. Certo, va detto che chi canta in francese parte almeno tre caselle più avanti rispetto agli avversari vista l’intrinseca musicalità della lingua: o forse siamo noi ad avere un bias positivo.
Voto: 7
GEORGIA – Iru – Echo
Pseudonimo di Irina Khechanovi, Iru è una cantante georgiana di Tbilisi nata nel 2000. Echo è un brano melodicamente molto semplice, tutto appoggiato sulle ampie aperture vocali, ben affrontate dalla voce pulita e intonata dell’interprete. In onestà il pezzo, che inizia in medias res col ritornello, sembra un po’ troppo urlato e ‘pigro’ nella sua costruzione prevedibile, ed è un po’ un peccato perché le premesse c’erano. Curiosità: Iru è tra le coautrici di I believe, pezzo georgiano dell’ultimo Junior Eurovision Song Contest. A nostro avviso quel brano è decisamente migliore di questo.
Voto: 5
GERMANY / GERMANIA – Lord of the Lost – Blood & Glitter
I Lord of the Lost sono un gruppo gothic rock tedesco, formatosi nel 2007 ad Amburgo. Blood & Glitter è un pezzo che ci fa sorridere. Dal punto di vista della sotto-struttura, si tratta di rock melodico molto tradizionale: ma gli interpreti l’hanno ‘vestito’ con un sound aggressivo e tagliente e il cantante lo affronta con la rabbia ‘retorica’ tipica del metal e del gotico. Il risultato è un po’ stucchevole, anche se il mestiere tutto sommato si sente e il pezzo può toccare qualche corda, soprattutto nel pubblico più stagionato.
Voto: 6
GREECE / GRECIA – Victor Vernikos – What they say
Viktōr Vernikos Jørgensen è un cantante greco del 2006 nato ad Atene ma naturalizzato danese e residente in Danimarca. What they say è una ballad pop classica e convenzionale, priva di qualunque elemento che la faccia spiccare. È un vero peccato perché io ho da sempre un debole per la Grecia. Tra l’altro: perché i greci non cantano in greco? È una lingua dal suono particolare e adattissimo al pop contemporaneo: sfruttatela, acciderbola!
Voto: 4
ICELAND / ISLANDA – Diljà – Power
Diljá Pétursdóttir è una cantante islandese nata nel 2001 a Kópavogur, seconda città dell’isola dopo Reykjavík (ha trentamila abitanti: una metropoli, per i canoni islandesi). Power è un pezzo di pop contemporaneo ben scritto ma convenzionale, che sarebbe perfetto per il repertorio di Sia. Il ritornello, molto esile, è tutto costruito attorno ai vocalizzi della cantante. Si poteva fare di più. E anche voi, uffa: perché non cantate nella vostra lingua che è bellissima?
Voto: 5
IRELAND / IRLANDA – Wild Youth – We are one
Wild Youth è un gruppo irlandese formatosi a Dublino nel 2016. We are one è un pezzo pop alla Coldplay così derivativo che la prima volta che l’ho sentito ero convinto che fosse la cover di un’altra canzone che mi sono messo subito a cercare (senza trovarla). Non c’è davvero niente di nuovo qui, né nel brano né nel modo di cantarlo.
Voto: 5
ISRAEL / ISRAELE – Noa Kirel – Unicorn
Noa Kirel è una cantante israeliana di classe 2001. Unicorn ha un incipit pomposo che fa pensare a un pezzo da musical, sullo stile di Nina Zilli: in realtà il brano è incarnazione di pop-dance elettronica à la Lady Gaga prima maniera, con interessante bridge che diventa subito explicit per stare sotto i 3 minuti. Uffa!
Voto: 5
ITALY / ITALIA – Marco Mengoni – Due vite
Qui lo dico e non lo nego: Due vite è stato fin dall’inizio e sempre sarà un pezzo furbescamente costruito per vincere il Festival di Sanremo, punto e basta. Il risultato l’ha raggiunto, quindi tanto di cappello ai suoi autori: sperare che una canzone così manierista e priva di ispirazione possa fare tanto altro, però, è da ingenui. La versione accorciata per l’Eurovision è un po’ più mossa e concitata: ma non ci basta per andare oltre la sufficienza (stiracchiata).
Voto: 6
LATVIA / LETTONIA – Sudden Lights – Aijā
I Sudden Lights sono una band lettone formatasi a Riga nel 2012 e con già alle spalle tre album in studio. Aijā è un buon pezzo di pop indie dalla linea melodica semplice, quasi da ninna nanna, affiancata però a un arrangiamento vario e moderno, che fa ampio uso di chitarre elettriche, maneggiate con la grazia che ci si aspetta da una lullaby contemporanea. È sicuramente uno dei pezzi più interessanti in gara.
Voto: 7
LiTHUANIA / LITUANIA – Monika Linkyté – Stay
Monika Linkyté è una cantante lituana nata a Gargždai nel 1992: ha già rappresentato il suo Paese nell’ESC del 2015. Stay è una ballad pop molto classica e dalla struttura fin troppo consunta: la rende un po’ originale il ritornello, che abbandona l’inglese a favore della ripetizione a mo’ di mantra del lituano Čiūto tūto, ovvero “ascolta il tuo cuore”, proverbio popolare che è anche presente in incipit. Il risultato finale però non funziona per niente bene: la ripetitività del mantra non si fonde adeguatamente con la struttura generale e sarebbe stata forse più adatta a un pezzo più folk.
Voto: 4
MALTA – The Busker – Dance (Our own party)
I The Busker sono una band di indie pop maltese formatasi nel 2012 e con già due album alle spalle. Dance (Our own party) è un pezzo funk simpatico e sbarazzino, con ritornello basato sulle sgasate di sax più che sulle performance vocali: l’effetto è vagamente vintage ma non disprezzabile, anche se si ha un po’ l’impressione che si tratti di un pezzo già sentito.
Voto: 6
MOLDOVA / MOLDAVIA – Pasha Parfeni – Soarele şi Luna
Pasha Parfeni è un cantante moldavo di Orhei, nato nel 1986. Ha già rappresentato il suo Paese all’ESC nel 2012: quest’anno ci riprova con un pezzo di pop dance dal sapore etnico vagamente tribale, corredato da un inciso tutto basato sui fiati e simile come sonorità a Stefania, la canzone ucraina che l’anno scorso vinse il festival. L’originalità non abita da queste parti.
Voto: 5
NETHERLANDS / PAESI BASSI – Mia Nicolai e Dion Cooper – Burning daylight
Mia Nicolai e Dion Cooper sono due giovani cantautori olandesi, lei del 1996 e lui del 1993: questo ESC è la prima occasione in cui cantano in coppia. Burning daylight è una ballad sentimentale molto classica e dal sapore un po’ retrò, che ricorda i lenti degli anni Novanta, tra Dido e Bryan Adams. Alla strofa dimessa fa seguito il ritornello aperto: la prima parte è a carico di lui, la seconda a carico di lei. In chiusura, l’aria prende tonalità più alte e solenni con una sorta di explicit / special che vira verso i Coldplay. Curiosità: il pezzo è stato scritto anche da Duncan Laurence, che vinse l’ESC per i Paesi Bassi nel 2019 (l’anno successivo il festival non si svolse a causa dell’epidemia di COVID e venne recuperato nel 2021: a Rotterdam si imposero i Måneskin).
Voto: 6
NORWAY / NORVEGIA – Alessandra – Queen of kings
Alessandra Mele è italo-norvegese: il padre è di Albenga, la madre di Oslo. Nata nel 2002, ha la doppia cittadinanza ma vive in Norvegia già da molto tempo. Queen of kings è una colossale baracconata, esempio fulgido del livello di trash e di kitsch di cui possono essere capaci i pezzi portati all’ESC, forse anche a causa della brevità a cui sono costrette a sottostare le esibizioni. Il pezzo è una marcetta tanto semplice quanto pomposa, interpretata con fastidioso manierismo. Tra l’altro ne esiste anche una versione in italiano, che per qualche motivo ci ha immediatamente ricordato Piero Pelù. Recuperatela e non guarderete più i Litfiba con gli stessi occhi.
Voto: 3
POLAND / POLONIA – Blanka – Solo
Blanka Stajkow è una cantante polacca, nata nel 1999 a Stettino, città meravigliosa che a suo tempo fu parte della gloriosa Lega Anseatica. Solo è un pezzo pop leggero e ballabile, con frivola tematica sentimentale: siamo dalle parti dei singoli estivi di Baby K, che sembrano quasi apertamente citati anche nell’arrangiamento. Chissà se esiste un’internazionale del tormentone estivo, che si raduna ogni primavera e condivide idee tra i produttori di tutta Europa. In ogni caso Solo non ha nulla di particolarmente memorabile: certo, se l’ESC fosse un concorso per scegliere il più bel fondoschiena europeo allora in quel caso Blanka sarebbe superfavorita. Non guardate troppo il videoclip o diventerete ciechi.
Voto: 5
PORTUGAL / PORTOGALLO – Mimicat – Ai coração
Mimicat, pseudonimo di Marisa Isabel Lopes Mena, è una cantante portoghese di Coimbra nata nel 1984. Ai coração è un pezzo country dalle atmosfere allegre, che lascia il passo alla malinconia che spesso si collega alla musica portoghese, principalmente a causa del fado, solo nello special. Non ci fa impazzire, ma la messa in scena potrebbe farci ricredere.
Voto: 5
ROMANIA – Theodor Andrei – D.G.T. (Off and On)
Theodor Andrei è un giovane cantante di Bucarest, nato nel 2004 e diventato famoso in patria vincendo un concorso canoro per ragazzi. D.G.T. (Off and On) è un pezzo pop/funk non particolarmente originale, che si ha l’impressione di aver già sentito parecchie volte: l’interprete affronta l’inciso con aggressività non sempre ben calibrata, e il numero di cabaret pseudo-burlesque che impreziosisce la messa in scena sembra un po’ cheap. Non ci convince.
Voto: 4
SAN MARINO – Piqued Jacks – Like an animal
I Piqued Jacks sono un gruppo rock dalla lunga esperienza, formatosi nel pistoiese nel 2006: i suoi quattro membri si fanno tutti chiamare con arditi soprannomi, ovvero E-King, Majic-o, littleladle e HolyHargot. Like an animal è un pezzo rock molto classico, che parte subito col ritornello e si stabilizza presto su binari consolidati e solidi, che mostrano tutta l’esperienza degli autori. Molto dipenderà, però, da quanto la messa in scena sarà energica e ‘tirata’: e si sa che le band sono sempre un po’ penalizzate dall’ESC.
Voto: 6
SERBIA – Luke Black – Samo mi se spava
Luke Black è pseudonimo di Luka Ivanović, cantante serbo di Čačak nato nel 1992. Il suo pezzo spicca con decisione tra le altre proposte: Samo mi se spava è un’operazione un po’ ardita, un pezzo pop rock con andamento crescente, orchestrazione complessa e momenti di sospensione e pausa sottolineati da sussurri, risate, echi inquietanti. L’effetto finale soffre un po’ di horror vacui e pare decisamente meno centrato rispetto alla meravigliosa Konstrakta dello scorso anno: ma va detto che la Serbia si distingue sempre per originalità e coraggio. Noi tifiamo per loro.
Voto: 7
SLOVENIA – Joker Out – Carpe Diem
I Joker Out sono un gruppo sloveno formatosi a Lubiana nel 2016, peraltro da musicisti con alle spalle già diversi anni di carriera. Carpe Diem è un pezzo dal sound molto familiare sia per chi abbia l’orecchio abituato al britpop degli anni Novanta / primi anni Duemila sia per chi ne conosca gli epigoni (come gli italiani Velvet). Non sarà rivoluzionario, ma è solido e catchy: una buona performance sul palco può aiutare molto.
Voto: 6
SPAIN / SPAGNA – Blanca Paloma – EAEA
Blanca Paloma è una cantante spagnola di Elche, paese nel distretto di Valencia, nata nel 1989 e attiva anche come scenografa e costumista. EAEA è un pezzo difficile da giudicare, destinato a essere molto divisivo. Si tratta di un elettro-flamenco: immerso nella tradizione spagnola, ma dall’arrangiamento per certi versi futuristico. La cura per l’elaboratissimo approccio vocale conferisce al brano un ipnotismo da preghiera mistica, anche grazie al testo dall’alta ambizione lirica. Sarò sincero: io non sopporto questo stile e non terrei questa musica nelle cuffiette neanche sotto tortura. Però al tempo stesso fatico a bocciare senza appello un’operazione che ha un’aria così autentica e ispirata. Sono curioso di vedere come sarà sul palco.
Voto: N/D
SWEDEN / SVEZIA – Loreen – Tattoo
Loreen è pseudonimo di Lorine Zineb Nora Talhaoui: è una cantante svedese di origini berbere molto famosa in patria e piuttosto popolare anche all’estero, soprattutto dopo aver vinto l’ESC nel 2012 col brano Euphoria. Questo pezzo fa impazzire coloro che seguono la manifestazione da anni, che tendono ad amare a prescindere chi ha già partecipato, soprattutto se con successo: Tattoo è dato come pezzo vincente da molti bookmaker e ha convinto anche parecchi critici. Io da parte mia non vedo niente di eccezionale in questo pop barocco e iperprodotto: è senz’altro un pezzo difficile da cantare, costruito attorno alle capacità vocali dell’interprete, pomposo quanto basta da far cadere la mascella ai più sprovveduti e corredato da una messa in scena che pare essere epica. Ma è musica senz’anima, pura comfort zone eurovisiva.
Voto: 5
SWITZERLAND / SVIZZERA – Remo Forrer – Watergun
Remo Forrer è un baldo giovane svizzero nato nel 2001 e diventato popolare in patria per aver vinto la versione locale di The voice of. Per qualche ragione da diversi anni gli elvetici propongono sempre ballate strappalacrime con interprete maschile. Watergun non fa eccezione: è un lento costruito principalmente attorno al pianoforte, dalla struttura classica e dalle liriche pacifiste un po’ ingenue e stucchevoli. La voce nasconde buone potenzialità: ma il pezzo è troppo anonimo per permetterne la messa in evidenza.
Voto: 5
UKRAINE / UCRAINA – Tvorchi – Heart of steel
Tvorchi è un duo formatosi nel 2017 e composto dal musicista ucraino Andrij Huculjak e dal cantante di origine nigeriana Jeffery Kenny. Heart of steel è una proposta molto diversa da quelle a cui ci aveva abituato l’Ucraina negli ultimi anni, sempre in qualche modo caratterizzate da una forte componente ‘etnica’: è un pezzo interamente in inglese dalle sonorità elettro R&B e dalle atmosfere urban tipicamente statunitensi. Il tema è obbligatoriamente quello della pace e della guerra: ma temiamo che ormai il conflitto che devasta l’Europa sia diventato abitudine e possa spostare poco il voto delle giurie popolari.
Voto: 6
UNITED KINGDOM / REGNO UNITO – Mae Muller – I wrote a song
Mae Muller è una cantautrice londinese (più precisamente del sobborgo Kentish Town) nata nel 1997. C’è poco da fare: gli inglesi sono sempre sul pezzo per quel che riguarda il pop contemporaneo, e anche quest’anno non fanno eccezione. I wrote a song è una canzone simpatica e sbarazzina, priva di ambizioni liriche o sinfoniche ma ottimamente prodotta e magnificamente interpretata: è il classico pezzo che ti resta in testa e non se ne va, che canticchi tutto il giorno senza però avere mai l’impressione di essere uno stupido traviato dal tormentone sciocchino. Certo, io avrei fatto volentieri a meno dello special parlato alla Lady Gaga: ma non si può avere tutto.
Voto: 7
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