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Sii un buon politico: dimmi che sono uno scemo

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June 26, 2016 by Mosè Viero

L’esito, terribile e inaspettato, del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea risveglia fantasmi che si pensavano scomparsi per sempre e ci sbatte in faccia una verità drammatica: per quanto la società possa avanzare in cultura e benessere, la possibilità di repentine fughe all’indietro verso l’auto-distruzione e la guerra è sempre dietro l’angolo. D’altra parte, durante la cosiddetta belle époque l’Europa sembrava proiettata verso progresso e prosperità, e nessuno poteva immaginare che il periodo più buio della storia del continente era dietro l’angolo.

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Di fronte a una scelta così patentemente assurda e autolesionistica, i commentatori si prodigano in letture più o meno convincenti. C’è chi sottolinea il fatto che la scelta sarebbe stata fatta dagli anziani a danno dei giovani: una tesi solo parzialmente corretta, dato che tra i giovani c’è stata una astensione assai più ampia che tra gli anziani. C’è chi evidenzia che la scelta è stata squisitamente inglese, dato che la Scozia ha votato massicciamente per restare nell’UE: ma si tratta non tanto di saggezza scozzese quanto di ostilità localistica verso l’identità nazionale, alla quale il leghismo preferisce talvolta quella sovra-nazionale. C’è chi, infine, sottolinea come a scegliere l’isolamento e la guerra siano state soprattutto le classi sociali più povere e meno istruite. Questo è, a mio avviso, il vero dato su cui riflettere.

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Di fronte ai dati disaggregati sulla base dell’educazione, le reazioni di tanti sostenitori sia del Leave quanto del Remain hanno mostrato notevole superficialità. Tra i progressisti sono sempre più numerosi e rumorosi i sostenitori della necessità di abolire il suffragio universale: una opzione che, lo ammetto, io stesso mi trovo un po’ troppo spesso a considerare assai allettante. Tra i fascio-populisti, d’altro canto, va per la maggiore vantarsi di essere espressione delle istanze sentite dal “popolo”, e dunque di essere i veri “democratici”. L’ex ministronza, che non nomineremo per non impressionare i bambini, nella già celebre puntata di Otto e mezzo dedicata a questo tema prima si è coperta di ridicolo dicendo che Dublino è in Inghilterra e poi ha passato il resto del tempo a dire “ahò, se non ce piace quel che vuole la gggggente, allora aboliamo la democrazia!”

Bocce ferme. La democrazia rappresentativa basata sul suffragio universale è, almeno per il momento, l’unico strumento che ha saputo garantire a una buona parte di mondo la pace e il benessere. Il problema è che bisogna intendersi su cos’è una democrazia rappresentativa e su come dovrebbe funzionare. L’idea di base dovrebbe essere la seguente: il popolo sovrano elegge i suoi rappresentanti, che prendono le decisioni in nome del popolo stesso. Il suffragio universale garantisce che *tutte* le istanze sentite dalla popolazione, incluse le più potenzialmente distruttive, abbiano rappresentanza e si facciano sentire nel dibattito tra gli eletti: questi ultimi, però, vengono pagati per informarsi e prendere decisioni il più possibile equilibrate e vantaggiose. Quegli inglesi poveri e ignoranti che hanno votato la loro (e la nostra) condanna non sono in realtà direttamente responsabili: semplicemente, non hanno gli strumenti necessari per comprendere il senso di una scelta come quella che è stata messa nelle loro mani. Se però prendiamo una percentuale di quegli inglesi poveri e ignoranti e la facciamo sedere in Parlamento le diamo, in questo modo, il tempo e le risorse per informarsi e ponderare per bene la decisione. È solo così che si possono stemperare le tensioni sociali: dando rappresentanza a chiunque e facendo in modo che i rappresentanti diventino parte dell’elite più benestante e più istruita, così che, di riflesso, possano svolgere una funzione pedagogica verso chi li ha eletti.

Il suffragio universale, dunque, è irrinunciabile e sacrosanto. Il passo successivo, però, è il seguente: dobbiamo tutti convincerci che la democrazia diretta, espressa per esempio tramite referendum, è in realtà il contrario della vera democrazia. Da sempre, l’azione delle masse è distruttiva: il popolo ragiona d’istinto, di “pancia”. Non gliene si può fare una colpa: se non conosco un determinato tema e sono ‘costretto’ a dire la mia, lo farò sulla base del mio umore del momento. Da sempre, la pars costruens della Storia è appannaggio delle elite: solo chi è istruito, appassionato e talentuoso può far avanzare la società. Ecco perché la democrazia rappresentativa ha funzionato: perché ‘costringe’ a diventare parte delle elite anche chi rappresenta le istanze più primitive e distruttive. Ed ecco perché ogni volta che il rappresentante del popolo rinuncia al suo ruolo e chiede al popolo stesso di esprimersi direttamente su una determinata questione sta scherzando col fuoco: vale per tutte le consultazioni dirette, tanto più quando sono strettamente tecniche e dotate di conseguenze a lunghissimo termine com’è per la cosiddetta Brexit. La responsabilità del disastro inglese non è dei poveri inglesi ignoranti: è di Cameron e dei suoi sodali, che hanno impunemente e irresponsabilmente giocato con lo strumento referendario per affermare se stessi e la loro parte politica, dando alla massa un potere decisionale che la massa non è ovviamente in grado di gestire. L’ha magistralmente spiegato, con il suo consueto eloquio colorito, quel geniaccio di Noel Gallagher.

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Il problema principale dei nostri tempi è proprio questo: il fatto che la politica sembra aver rinunciato alla sua funzione pedagogica. Ancora quand’ero adolescente, si andava a un comizio o a una conferenza di un politico per sentir dire qualcosa di interessante, di nuovo, di originale: in altri termini, per ampliare i propri orizzonti. Adesso l’obiettivo primario dell’eletto sembra essere quello di dire alla gente ciò che la gente vuole sentirsi dire. Può sembrare, questa, una strada semplice per ottenere consenso: eppure, la politica è sempre più screditata e i comizi sempre più disertati. D’altro canto, perché dovrei andare ad ascoltare un politico che dice le stesse cose che sento ogni giorno al bar? La via d’uscita dalla spirale di odio, divisione e pregiudizio che soffoca l’Europa e il mondo passa anche da qui: dal recupero del concetto di democrazia come società che migliora se stessa seguendo la lezione e l’esempio dei rappresentanti del popolo, che sono migliori di noi perché hanno strumenti e risorse per informarsi e formarci. Il mondo è popolato da idioti: la democrazia non è dare potere agli idioti, è dare a questi ultimi l’occasione e la possibilità di migliorare.


3 comments »

  1. Nicolò says:

    Grande Mosè
    Ammiro sempre la chiarezza con cui riesci a spiegare certi argomenti

  2. Nemo says:

    Il risultato voluto dagli inglesi è frutto di mera e pura stupidità mischiata in egual misura ad un altrettanto stupido nazionalismo che nemmeno il più fogato dei leghisti italiani potrebbe ostentare.

    La maggior parte di coloro che hanno votato per lasciare l’UE l’hanno fatto in accordo ai sentimentalismi storici e nostalgici di un impero coloniale britannico che ormai, nel mondo moderno, non ha più senso e non riuscirebbe assolutamente a trovare alcuna ragion d’essere. Un’altro forte motivo che ha mosso gli ottusi inglesi è la difesa dei loro confini contro il nemico Immigrazione. Scelgono la chiusura all’apertura, in un modo globalizzato che richiede sempre di più un libero movimento di persone, cose e anche idee. Tipico comportamento degli ottusi.

    Per una buona volta la tanto decantata intelligenza del popolo britannico (in particolare quello inglese) ha fatto fiasco. E grossissimo, direi. E non compiamo l’errore di confondere inglesi con scozzesi: provate a dare dell’inglese ad uno scozzese e vediamo cosa vi risponde.

    La notizia riportata in questo link parla da sola: http://www.huffingtonpost.it/2016/06/24/cose-ue-google-_n_10658140.html

    Non rimane che da dire agli inglesi: volete tornare ai vostri tanto cari “days of the Empire?”. Bene, staccatevi dall’UE e arroccatevi pure nella vostra stupidissima utopica diacronia. Provateci a ricostruire il vostro impero coloniale basato sul razzismo e sull’ideologia del “white man’s burden”.

    Tanto la grande figura di merda ce l’hanno già fatta: si sono mostrati un popolo ignorante, stupido, che ha compiuto un passo pesantissimo e poche ore dopo già rimpiange di averlo fatto. Molti vorrebbero tornare indietro, la Scozia ha già chiesto nuovamente l’indipendenza, Johnson ha già chiesto all’UE di non affrettare le procedure dell’uscita (il giochino gli è sfuggito di mano, ora ha paura).

    L’UE sarà più debole senza il Regno Unito? Forse sì a livello materiale, ma dopo la grande figura di merda degli inglesi uscirà sicuramente più forte dal punto di vista ideologico.

    Little England beats Great Britain. Urrà!

  3. Andrea says:

    Come dice Odifreddi la metà dei cittadini ha un’intelligenza inferiore alla media 🙂
    Il problema (oltre alla difficoltà di misurare l’intelligenza), ad essere sinceri, è che non è affatto detto che persone più intelligenti producano idee e leggi migliori (almeno per tutta la società). Quindi non è facile avere degli strumenti politici sensati per “favorire” l’intelligenza o almeno la conoscenza nella rappresentanza politica.
    Sembra evidente che un sistema parlamentare e rappresentativo sia più adatto rispetto alla democrazia diretta a introdurre dei “filtri” e un sistema di contrappesi, sia per la stupidità e ignoranza che per follia/personalismo.

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