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Lo stato di diritto, questo sconosciuto

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August 1, 2014 by Mosè Viero

C’è un interessante paradosso logico dietro gli argomenti con cui Renzi e la sua combriccola di statisti della mutua cercano di difendere la loro scombiccherata riforma costituzionale. L’argomento principe è il seguente: il nostro sistema politico è contorto e farraginoso, bisogna renderlo più snello, ce lo chiede il popolo. Ora, a parte il fatto che il popolo sembra interessarsi di più della patata della Pausini che non del fatto che la Costituzione sta per essere presa a colpi d’ascia bipenne, in questo ragionamento c’è qualcosa di sinistramente simile a quanto afferma da sempre il Grande Evasore: il governo non ha abbastanza spazio d’azione, io vorrei riformare l’Italia ma ho le mani legate, un umile magistrato ha più potere del presidente del Consiglio eccetera.

La soluzione, quindi, sarebbe questa: conferma delle liste bloccate (così da avere un Parlamento di nominati, pronto a ubbidire a comando al capo), Senato non elettivo ma nominato pescando tra sindaci e consiglieri regionali (così da ammazzare il bicameralismo facendo al contempo sopravvivere la possibilità di dare un rifugio parlamentare a inquisiti e condannati), soglie di sbarramento altissime (così da uccidere l’opposizione), “ghigliottina” istituzionalizzata (così da sostituire velocemente chi non garantisce il suo appoggio al Governo nelle Commissioni). Il PD e il suo alleato-pregiudicato concordano sull’impianto generale: le discussioni servano a limare i dettagli.

Mai come in questo caso, però, i dettagli sembrano un pretesto per nascondere quello che è, per l’appunto, un paradosso logico. Le democrazie liberali sono nate per *limitare* il potere del Governo. In una democrazia liberale, dire che il Governo non ha abbastanza potere è come lamentarsi del fatto che al coperto quando piove non ci si bagna. Per forza non ci si bagna: siamo al coperto! Per forza il Governo non ha abbastanza potere: siamo in una democrazia liberale!

Farò un piccolo cenno storico per chi negli ultimi tre secoli ha dormito. Con la fioritura dell’Illuminismo e poi dei moti rivoluzionari in Francia, nel Settecento, nella parte più avanzata della cultura e della politica si fa strada l’idea che gli interessi del cittadino siano in irrimediabile conflitto con gli interessi del potere, cioè dei governanti. Il Governo tende *per sua natura* a calpestare i diritti soggettivi. Ma una società sana, d’altro canto, *deve* essere governata. Come risolvere il problema? Semplice: collocando, di fianco al Governo, ossia all’Esecutivo, poteri di bilanciamento e di controllo. L’idea migliore è quella generalmente attribuita a Montesquieu, nota come la divisione dei poteri: di fianco all’Esecutivo, che è la bestia nera da controllare, si collocano il potere Legislativo e quello Giudiziario. Affinché il sistema funzioni, il potere legislativo e quello giudiziario devono però essere in grado di *influenzare* l’Esecutivo, altrimenti è tutto inutile. E la loro influenza sarà inevitabilmente una forza d’attrito, atta a rallentare e complicare le cose. È proprio per questo che abbiamo creato Parlamenti e magistrati: per consentire ai cittadini di complicare le cose al re, al principe, al feudatario, in altre parole al Governo.

Il Parlamento e i magistrati complicano la vita del Governo non perché sono cattivi o perché sono “contrari alle riforme”, ma perché *servono esattamente a questo*, a complicare la vita del Governo. E da che mondo è mondo, è il Governo a mettere a rischio i diritti soggettivi, mai il Parlamento o la Magistratura. Ne è prova il fatto che anche oggi, in Italia, il Governo, indipendentemente dal suo colore, abusa *costantemente* del suo potere: per esempio tramite la decretazione d’urgenza, o svuotando di funzioni il Parlamento, o cercando di mettere la mordacchia all’informazione, o cercando di piegare all’ordine i magistrati troppo attivi. In un certo senso, la riforma renzian-berlusconiana è un tentativo di istituzionalizzare quella che è già la prassi: l’abuso costante di potere da parte del Governo. Un abuso che non è certo servito a migliorare l’Italia: il Governo si presenta sempre come interessato a risolvere i problemi dei più deboli, ma il più delle volte si occupa soprattutto di preservare e ampliare il potere dei suoi membri. Se sei al Governo e non riesci a fare niente di buono per il tuo Paese, non è certo a causa dei poteri di controllo: più probabilmente, è perché sei un governante iniquo o inetto.

Non facciamoci fregare da chi propone come idea moderna e innovativa quella di dare più potere ai potenti. Lo stato di diritto è nato per difendere chi non ha potere. Il potere si difende da sé.


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