Hillary Clinton, I am (and was) at your side. Senza se e senza ma
0November 11, 2016 by Mosè Viero
Tra i tanti spunti di riflessione offerti dalle recenti elezioni presidenziali americane, uno in particolare merita d’essere adeguatamente focalizzato: il ruolo talvolta nefasto che può avere, sul giudizio comune, il cosiddetto Quarto Potere, ossia l’informazione, sia nelle sue incarnazioni istituzionali e tradizionali sia nelle sue incarnazioni più moderne e sbarazzine. Non mi sto riferendo, in questo caso, alla palese inadeguatezza che i media hanno rivelato nel loro essere del tutto inconsapevoli della presa che Trump stava avendo tra il popolino: mi sto richiamando, piuttosto, al loro modo di rappresentare la candidata democratica, Hillary Clinton.
Lasciamo stare per questa volta i media tradizionali, ossia i grandi giornali e le grandi reti televisive, quasi tutti schierati con Hillary, spesso con genuino trasporto e non solamente con cinico calcolo. Concentriamoci invece sui mezzi di comunicazione contemporanei e ‘anarchici’, particolarmente utilizzati dall’elettorato giovane: la rete e i social media. Se Hillary non ha avuto il supporto previsto è, con ogni probabilità, anche a causa dell’immagine che di lei questi media hanno diffuso, spesso rimbalzando editoriali e inchieste di giornali populisti e ‘ribelli’. Non è mancato giorno, durante la campagna elettorale, in cui in rete si discutesse di quanto Hillary fosse una candidata inadeguata a battere Trump. Perché troppo invischiata con l’elite dominante, con i poteri forti, con la finanza occulta. Perché Segretario di Stato di un governo (il primo Obama) troppo bellicoso nonostante la sua immagine quasi internazionalista. Perché esponente di un liberalismo trasversale e doroteo, incapace di accendere le speranze delle donne e dei giovani.
Qualcuno potrebbe dire: la rete ha avuto pienamente ragione. Se ha vinto Trump non è perché il magnate ha avuto tantissimi voti: peraltro, tecnicamente ne ha avuti di più Hillary. Se ha vinto Trump è perché Hillary non ha mobilitato l’elettorato democratico e liberale tanto quanto lo mobilitava Obama, soprattutto nei cosiddetti Swing State, quelli i cui grandi elettori determinano il risultato finale. Dunque Hillary è stata una candidata inadeguata, proprio come il “popolo della rete” aveva ampiamente previsto e come i grandi giornali si sono rifiutati di vedere.
Tutto risolto? Niente affatto. Il ragionamento appena svolto ha il torto di non chiedersi se nasce prima l’uovo o la gallina. Cioè: la rete ha solamente registrato un dato di fatto o ha contribuito al suo crearsi? Quanto ha pesato, nelle cabine elettorali, il riflesso di quel che si diceva tra le strade virtuali dei social media? Naturalmente, è difficile rispondere a questa domanda. Ma se il chiacchiericcio digitale ha avuto un’influenza anche solo minima, c’è un problema. Perché le istanze di questo chiacchiericcio sono fragilissime, inconsistenti, per non dire palesemente false.
Ecco il ruolo nefasto del Quarto Potere: diffondere pregiudizi e radicarli in maniera talmente forte da rendere impossibile il loro superamento. La gran parte dei progressisti ha ben chiaro in mente questo problema quando si parla dei grandi mezzi di comunicazione, ma fatica a focalizzarlo quando invece si parla dei media digitali, che in quanto teoricamente “liberi” da editori e direttori sarebbero portatori di verità a prescindere, o sarebbero comunque più credibili della grande stampa, controllata da entità spesso in clamoroso conflitto di interessi. Ma è ora di fare i conti con la realtà: anche Facebook, con il suo continuo rimbalzare da un capo all’altro della rete notizie non verificate, tesi bislacche e opinioni prive di qualunque autorevolezza, può diffondere pregiudizi.
Hillary Clinton sarebbe espressione dei banchieri? Pedina in mano ai poteri forti? Personaggio destrorso e sotto sotto molto poco liberale? Durante la diretta dello spoglio, Spinoza.it ha pubblicato la seguente battuta: per capire bene queste elezioni americane, noi italiani dovremmo immaginare Salvini col parrucchino contro Verdini vestito da donna. Hillary sarebbe come Verdini, in altri termini. Ebbene, sostenere tesi siffatte vuol dire ignorare del tutto la biografia di Hillary, il suo programma politico, i suoi discorsi programmatici.
Stiamo parlando di una donna dall’esperienza politica decennale, che è stata First lady per otto anni, senatrice per altri otto, Segretario di Stato per quattro anni. Stiamo parlando di una donna che è sopravvissuta al cosiddetto sexgate, ossia alla vicenda Clinton-Lewinski: ci sono persone la cui vita viene distrutta da problematiche sentimentali che risuonano al massimo dentro un condominio, lei ha tenuto la testa alta davanti al mondo che spettegolava sulla sua vita coniugale. Stiamo parlando di una donna che ha un eloquio pacato e forbito senza essere fastidiosamente elitario: che nei dibattiti pubblici dimostra una calma invidiabile e una capacità mirabile di sintetizzare grandi problematiche in frasi concise e dirette, sorridendo amabilmente anche di fronte a quel buzzurro con cui si è dovuta confrontare e che le rivolgeva di tanto in tanto minacce neanche troppo velate. Stiamo parlando di una donna che, già portatrice di una ideologia socialista moderata, non ha esitato, in quest’ultima campagna, ad avanzare in quella direzione, forte del consenso registrato dal suo competitor alle primarie Bernie Sanders.
Per far capire che granchio terribile hanno preso coloro che hanno creduto agli antagonisti senza se e senza ma, non c’è niente di meglio che ascoltare le vive parole di Hillary. Ecco il breve discorso da lei pronunciato dopo la sua sconfitta: ne riporto la trascrizione per intero, ma se potete guardatevi direttamente il filmato che allego subito dopo.
Thank you. Thank you all. Thank you. Thank you all very much. Thank you, thank you so very much for being here and I love you all too!
Last night I congratulated Donald Trump and offered to work with him on behalf of our country. I hope he will be a successful president for all Americans. This is not the outcome we wanted or worked so hard for and I’m sorry we did not win this election for the values we share and the vision we hold for our country.
But I feel pride and gratitude for this wonderful campaign that we built together. This vast, diverse, creative, unruly, energised campaign. You represent the best of America and being your candidate has been one of the greatest honours of my life.
I know how disappointed you feel because I feel it too, and so do tens of millions of Americans who invested their hopes and dreams in this effort. This is painful and it will be for a long time but I want you to remember this – our campaign was never about one person or even one election. It was about the country we love and about building an America that’s hopeful, inclusive and big hearted. We have seen our nation is more deeply divided than we thought, but I still believe in America and I always will.
And if you do we must accept this result then look to the future. Donald Trump is going to be our President. We owe him an open mind and a chance to lead. Our constitutional democracy enshrines the peaceful transfer of power and we don’t just respect that, we cherish it. It also enshrines other things – the rule of law, the principle that we are all equal in rights and dignity, freedom of worship and expression. We respect and cherish these values too and we must defend them.
And let me add, our constitutional democracy demands our participation. Not just every four years but all the time. So let’s do all we can to keep advancing the causes and values we all hold dear. Making our economy work for everyone, not just those at the top. Protecting our country and protecting our planet and breaking down all the barriers that hold any American back from achieving their dreams. We’ve spent a year and a half bringing together millions of people from every corner of our country to say with one voice that we believe the American Dream is big enough for everyone. For people of all races and religions, for men and women, for immigrants, for LGBT people and people with disabilities. For everyone.
So now our responsibility as citizens is to keep doing our part. To build that better, stronger, fairer America we seek – and I know you will. I am so grateful to stand with all of you. I want to thank Tim Kaine and Anne Holton. It has been a joy getting to know them better and it gives me great hope and comfort to know Tim will remain on the front lines of our democracy representing Virginia in the Senate. To Barack and Michelle Obama – our country owes you an enormous debt of gratitude. We thank you for your graceful determined leadership that has meant so much to so many Americans and people across the world. And to Bill and Chelsea, Mark, Charlotte, Aidan, our brothers and our entire family, my love for you me ands more than I can ever express. You criss-crossed this country on our behalf and lifted me up when I needed it most – even four month old Aidan who travelled with his mom. I will always be grateful to the creative, talented, dedicated men and women at our HQ in Brooklyn and across our country. You poured your hearts into this campaign. For some of you who are veterans, it was a campaign after you’d done other campaigns. Some of you it was your first campaign. I want each of you to know you were the best campaign anyone could have ever expected or wanted.
And to the millions of volunteers, community leaders, activists and other organisations who knocked on doors, talked to neighbours, posted on Facebook, even in secret private Facebook sites – I want everybody coming out from behind that and make sure your voices are heard going forward. To everyone who sent in contributions as small as $5 and kept us going, thank you thank you from all of us.
And to the young people in particular, I hope you will hear this. I have as Tim said spent my entire adult life fighting for what I believe in. I’ve had successes and I’ve had setbacks – sometimes really painful ones. Many of you are at the beginning of your professional, public and political careers. You will have successes and setbacks too. This loss hurts. But please never stop believing that fighting for what’s right is worth it.
It is. It is worth it.
And so we need you to keep up these fights now and for the rest of your lives. And to all the women and especially the young women who put their faith in this campaign and me, I want you to know nothing has made me prouder than to be your champion. Now, I know we have still not shattered that highest and hardest glass ceiling. But someday someone will and hopefully sooner than we might think right now.
And to all the little girls who are watching this – never doubt that you are valuable and powerful and deserving of every chance and opportunity in the world to pursue and achieve your own dreams.
Finally, I am so grateful for our country and for all it has given to me. I count my blessings every single day that I am an American. And I still believe as deeply as I ever have that if we stand together and work together with respect for our differences, strength in our convictions and love for this nation, our best days are still ahead of us. Because, you know, I believe we are stronger together and we will go forward together. And you should never ever regret fighting for that.
Scripture tells us: Let us not grow weary in doing good, for in due season we shall reap if we do not lose heart. So my friends, let us have faith in each other. Let us not grow weary. Let us not lose heart. For there are more seasons to come and there is more work to do. I am incredibly honoured and grateful to have had this chance to represent all of you in this consequential election. May God bless you and may God bless the United states of America.
Questo è quel che dice, nei suoi discorsi pubblici, la candidata “amica dei banchieri”, la candidata del vecchio establishment, quella che avrebbe garantito la pura e semplice conservazione dell’esistente, la candidata conservatrice e reazionaria, non progressista come il buon Bernie. Insomma, questo è quel che dice nei suoi discorsi pubblici la Verdini americana. Infatti, è tipico di Verdini parlare, nei suoi discorsi, di redistribuzione del reddito, di diritti LGBT, di problematiche di genere, di inclusività. E d’altro canto anche le loro biografie sono molto simili, no?
La verità è che Hillary era un candidato *eccezionale*. Il meglio che il Partito Democratico americano potesse esprimere in questa fase storica. Era il candidato perfetto? Ovviamente no: potrei scrivere un articolo lungo tanto questo riguardo a ciò che di lei mi lasciava perplesso. Ma dove avete visto recentemente un candidato perfetto? E soprattutto: avete presente cosa c’era dall’altra parte?
La verità è che se avete pensato o pensate tutt’ora che Hillary sia quel personaggio reazionario rappresentato dagli hater nei social media, vuol dire una sola cosa: che siete pateticamente disinformati. Perché la novità è questa: si è certamente disinformati se ci si informa solo con il Corriere della Sera, ma se ci si informa solo con l’internet, anche tramite i siti e i blog teoricamente più progressisti, lo si è ancora di più.
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