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Greta Thunberg ha ragione. Ma in realtà ha torto

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March 15, 2019 by Mosè Viero

Oggi in tutto il mondo i giovani e gli studenti si mobilitano per fare pressione sui potenti affinché prendano sul serio il problema dei problemi: il cambiamento climatico. L’iniziativa, detta Fridays For Future, nasce da un’idea della quindicenne svedese Greta Thunberg: nell’agosto dello scorso anno, Greta smise di andare a scuola e si piazzò con un cartello davanti alla medesima in una sorta di sciopero permanente che durò fino alle successive elezioni svedesi. L’obiettivo era sensibilizzare i candidati sul tema del cambiamento climatico, del tutto assente dal dibattito pubblico. Il gesto di Greta diventò virale, tanto da trasformarla in una sorta di eroina che lotta contro la politica inetta e corrotta. La fama della ragazzina venne poi definitivamente consacrata con l’invito a parlare alla Conferenza sul Clima organizzata dall’ONU lo scorso dicembre: nei tre minuti del suo discorso Greta, in un inglese peraltro impeccabile, mette i potenti che la ascoltano con le spalle al muro, inanellando frasi semplici e proprio per questo disarmanti, che arrivano dritte al cuore dell’ascoltatore, e nelle quali il senso di urgenza prima della catastrofe passa anche grazie all’espressione imperturbabile e sottilmente inquietante dell’oratrice (la cosa si spiega, in parte, col fatto che Greta è affetta dalla Sindrome di Asperger).

Abbiamo dunque trovato la leader dei giovani progressisti del presente e forse anche del futuro? Uno dei temi centrali del discorso di Greta e del manifesto dei Fridays For Future è la fiducia nella scienza: e sappiamo tutti che, in un’epoca di oscurantismo di ritorno come quella che stiamo vivendo, di niente c’è più bisogno che di fiducia e supporto verso scienziati, medici e ricercatori. D’altro canto, la comunità scientifica è compatta nell’individuare nel cambiamento climatico la minaccia più grave che l’umanità si sta trovando e soprattutto si troverà ad affrontare. Quindi quello che Greta ha individuato è davvero il tema centrale del presente e del futuro, ed è giusto e sacrosanto che ci si mobiliti per sensibilizzare tutti sulla faccenda.

C’è però, a mio avviso, qualcosa che non va nei contenuti e nella retorica della ‘piattaforma’ dei Fridays For Future: ed è un qualcosa di cruciale, sulla cui comprensione e introiezione l’umanità progressista si gioca davvero la sua esistenza. Dice Greta nel suo famoso discorso: stiamo distruggendo la biosfera per permettere ai ricchi dei Paesi come il mio di continuare a vivere nel lusso; ma il cambiamento arriverà, che voi lo vogliate o meno, perché il potere appartiene al popolo. L’idea di base non è esattamente originale: i potenti, in combutta con i ricchi (o forse i ricchi e i potenti sono le stesse persone), agiscono in barba a quel che vuole il “popolo”, ma ormai il tempo per i politici è scaduto e quindi il “popolo” prenderà il sopravvento e si riprenderà in mano il proprio futuro.

Ora: magari la Svezia è diversa dall’Italia ed è davvero popolata da gente preoccupatissima per il cambiamento climatico, ma francamente non credo. Se i cittadini svedesi avessero questa preoccupazione, avrebbero eletto politici che se ne occupano. Il ragionamento di Greta è viziato da questo evidentissimo bug: i politici non sono altro che la rappresentazione di chi li ha eletti. Certo: è possibilissimo e anzi molto frequente che un politico finga di rappresentare certi interessi e poi faccia l’opposto, ma comunque un politico per essere popolare dovrà sempre assecondare almeno un po’ gli umori delle masse. E tocca dire che purtroppo gli umori delle masse sono quasi sempre meschini, livorosi, reazionari. Dov’è l’umanità preoccupata per il cambiamento climatico che non vede l’ora di prendere il potere per invertire la rotta prima che sia troppo tardi? Mi spiace tanto per Greta, che essendo giovane è intrisa di inguaribile ottimismo, ma questa umanità semplicemente non esiste. Anzi: il poco che sinora si è fatto per limitare i danni del cambiamento climatico è stato fatto da elite illuminate che stavano andando contro il volere popolare. Basti pensare al casino che si fa in Italia per costruire una nuova ferrovia e togliere un po’ di traffico su gomma, o al casino che si fa in Francia per la sacrosanta decisione di aumentare le accise sul carburante.

L’ideologia alla base dei Fridays For Future è, potremmo dire, una nuova incarnazione, più eco-friendly, del populismo. Cioè dell’idea che il “popolo” sia portatore di istanze sempre e comunque positive, che la bieca elite governativa tarpa sistematicamente sul nascere. La realtà è invece la seguente: il “popolo” è costituito da individui che sono prevalentemente interessanti alla propria sopravvivenza e al proprio benessere; la buona politica è quella che governa questi individui ‘costringendoli’ a farsi comunità, cioè a occuparsi dei problemi comuni, anche quelli magari più lontani nel tempo o nello spazio. Come si arriva a questa buona politica? La democrazia rappresentativa ci prova mettendo tra le elite dei potenti una selezione di individui provenienti dalle classi sociali più disparate e rappresentanti quindi degli interessi più diversi, imponendo loro di prendere decisioni comuni. Questo sistema, però, può funzionare solo a un patto: che l’eletto accetti la responsabilità di diventare parte dell’elite dei potenti, e che questo passaggio sia accompagnato da adeguato studio e preparazione. Il populismo è, alla fine della fiera, l’espunzione di questo passaggio: do il potere direttamente al “popolo”, cioè a chi fino al giorno prima faceva il bibitaro. E si finisce con l’avere al comando gente che sostiene che il PIL aumenta quando fa caldo, che la Spagna è Paese fondatore dell’Unione Europea e che il presidente della Cina si chiama Mister Ping.

Domanda delle domande: quando sarà ora di decidere, che tipo di decisioni prenderà chi sostiene le opinioni (si fa per dire) qui sopra? Il politico reazionario è quasi sempre incompetente, ma vale anche l’opposto: il politico incompetente è quasi sempre reazionario. Il paradosso del discorso di Greta è che se lo mettessimo in concreto, con ogni probabilità daremmo il potere a gente ancora meno interessata al cambiamento climatico rispetto a quelli che al potere ci sono ora. La contraddizione, a voler ben vedere, viene messa in evidenza anche dalla stessa oratrice, quando afferma: voi vi preoccupate solo di essere popolari, invece a me non interessa se sono impopolare. Ecco, cara Greta, il punto è proprio questo: il tuo discorso è impopolare. Perché al “popolo” del cambiamento climatico non gliene può fregare di meno.

L’equivoco è sempre quello: democrazia non è dare “potere al popolo”, ma è dare al popolo la possibilità di veder migliorata la propria condizione di vita. Lo stato del nostro pianeta in quanto ambiente dove l’umanità possa vivere e prosperare sarà preservato non dando il potere al “popolo”, ma dando il potere a persone preparate competenti. Cioè molto diverse dal grosso del “popolo”. E lo sforzo più grande sarà proprio convincere il “popolo” a votarle e sostenerle, pur essendo esso così diverso da loro. È questa la sfida del progressismo presente e futuro.


4 comments »

  1. Maurizio Mariani says:

    Accidenti ero pessimista e pensavo che stessimo tornando alle condizioni sociali e politiche dell’ancien regime ma mi accorgo che potrebbe essere peggio. L’utopia platonica dei “filosofi” al potere raffigura le condizioni presenti nelle arcaiche società palatine. Ritorno veloce indietro, meno male che in fondo al processo c’è l’estinzione.

  2. Carlo Andreatta says:

    Inquinare stanca ma dare la colpa agli altri no. La guerra BMCC vs NCC.

    È importante smettere di sprecare il petrolio: anche se non è ancora in esaurimento, è evidente che costa molto di più di una volta e quindi sta diminuendo, o perlomeno diventa sempre più difficile e costoso estrarlo – ergo dovremmo tenercelo per le cose fondamentali, cioè la chimica dei fertilizzanti se vogliamo che miliardi di esseri umani in continuo aumento non muoiano di fame; e usare altre fonti per la mobilità – questo lo dicevano già Schumacher e altri fin dagli anni ’60: ma alla gente non è mai importata molto della fame nel mondo.
    È importante smettere di inquinare perché siamo noi a berci l’acqua con le scorie tossiche dagli scarichi di ogni genere, a respirare l’aria con le polveri sottili e i metalli pesanti, a mangiare i cibi contaminati da troppa chimica anticrittogamica e da farmaci propinati al bestiame: siamo il vertice della catena alimentare… Ma questi argomenti non hanno mai finora smosso l’opinione pubblica: tutti, sotto sotto, pensano di essere un po’ più furbi della massa, di poter schivare la grana <>, <>, <> .
    Risulta del tutto tollerabile a Stati e popoli l’aver prodotto un’isola, anzi un continente di rifiuti plastici nel bel mezzo dell’Oceano: > ma nessuno si straccia le vesti e nessuna organizzazione internazionale propone sanzioni a chi butta plastiche in mare ne’ si pensa di organizzarne la raccolta a spese di tutti gli Stati.
    Cosa dovevano fare gli ecologisti per smuovere i governi ?
    Cercare di far colpo sulla fantasia della gente.
    Si sono trovati per le mani l’evidenza del cambiamento climatico (in seguito, CC).
    Pare superfluo ricordarlo ma il CC non ha niente a che vedere il meteo, scienza che cerca di prevedere che tempo fa domani o la settimana prossima: CC è una modifica dei valori medi dei parametri climatici, che porta a una nuova geografia di piante e animali sulla Terra, su scale temporali lunghe di secoli.
    Questo mutamento, ora piuttosto evidente nonché peraltro ciclicamente presente nella storia della Terra, starebbe per produrre situazioni in cui le popolazioni umane finora più avvantaggiate comincerebbero ad essere svantaggiate: ecco finalmente qualcosa che smuove il popolino! L’ipotesi di una catastrofe tale da rendere ineludibile la questione ecologica.
    Cavalchiamo l’onda, rendiamo virale Greta e il suo ditino accusatore contro le corporation petrolifere e i Governi che ne sono succubi: male non farà. Anzi, è utile alla Causa Ecologista.
    Che dire di quei climatologi che vorrebbe fare un discorso scientifico serio ? Beh, etichettiamoli come negazionisti, marchio di infamia finora riservato a pseudo storici filo nazisti che negano l’evidenza dell’Olocausto. Cioè: nessuno nega il cambiamento climatico: viene messo in dubbio l’assunto secondo cui la causa è antropica, per mancanza di prove scientifiche chiare. Del resto, alcuni modelli matematici utilizzati sembrano poter prevedere anche l’eventualità di una glaciazione, come risposta di rimbalzo al cambiamento di alcuni parametri atmosferici. Un bambino direbbe: quasi tutta l’energia in atmosfera terrestre arriva per irraggiamento dal Sole, e l’attività solare è molto, molto variabile, quindi ..
    Ma no! ribattono i climatologi del BMCC ,“Blame Mankind for the Climate Change”. Diamo la colpa del CC al petrolio. Per la Causa Ecologica. Ora che siamo finalmente riusciti a coinvolgere in un tema ecologico le inerti plebi sonnacchiose …
    E invece no, ma scusa, guardiamo ai dati, controbattono con un filino di voce gli NCC (climatologi negazionisti) che cercano di fare scienza: incauti! invece di cogliere la gravità della situazione, talmente importante da rendere necessario andare oltre il metodo scientifico. Niente: gli NCC sempre là a controbattere .. <> .
    Addirittura, per prevenire l’obiezione, che normalmente viene anche ad uno scolaretto <>, una certa frangia di storici ora afferma che “sotto la tunica avevano le brache”; quand’è invece noto il disprezzo dei romani verso i barbari che le indossavano.
    Ci sono peraltro documenti storici in latino che dimostrano che certe coltivazioni, ad es. la vite, prosperavano fino al VI sec a latitudini e a quote montane maggiori di oggi: la teoria del bastone da hockey rovesciato dei BMCC perciò elude i dati sull’irrigidirsi delle temperatura a partire dal VI sec, e delle gelate ancora peggiori di inizio IX sec.
    Ma non è questo il punto! Questi NCC davvero non hanno capito che la questione fondamentale è un’altra: chi se ne frega della Scienza!? Qui si tratta di sopravvivere.
    I climatologi del BMCC citano dunque i carotaggi della Groenlandia: sono dati relativi agli ultimi 20mila anni, che attesterebbero che MAI così velocemente come dagli inizi del xx sec si starebbe verificando un aumento della temperatura media della Terra. Il grafico della temperatura media terrestre mostra un andamento che somiglia molto ad un bastone da hockey, dritto per secoli e che si impenna nell’ultimo breve periodo.
    Sarà sufficiente basarsi sugli ultimi 20mila anni ? E se invece, ci provano sempre più debolmente gli NCC, si usassero i depositi degli isotopi di ossigeno sul fondo degli oceani ? A temperature dell’aria diverse gli oceani assorbono quantitativi diversi di ossigeno: questi dati sono molto più estesi temporalmente ( centinaia di migliaia di anni), ma purtroppo per loro (per i dati e per gli NCC) mostrano anche altri periodi in cui la velocità di cambiamento della temperatura media era anche maggiore di oggi .. La disputa è serrata e senza esclusione di colpi. Si contano innumerevoli invece le esclusioni degli NCC dai convegni sul CC, e cominciano anche a rischiare seriamente la cattedra universitaria …
    Tanto vale far finta di ignorare anche che tra il X sec e il 1309 dC ci fu un periodo caldo, più di oggi, e di conseguenza a questo clima favorevole le popolazioni si moltiplicarono di 4 volte: è un dato storico. Poi nel 1310, di botto, il gelo, e la Groenlandia diventa inospitale per i contadini scandinavi che vi erano migrati; e ancora non si è liberata dei ghiacci com’era allora la Terra Verde.
    Viene elusa anche la questione “piccola glaciazione del XVIII sec”. Da quel periodo molto freddo (molti storici lo individuano fra le cause principali della Rivoluzione Francese, per via della carestia che ne derivò) stiamo effettivamente uscendo proprio in questi ultimi decenni.
    Ebbene, i governi hanno aderito tutti e 151 al protocollo di Kyoto, tranne i perfidi statunitensi: non che questo accordo venga rispettato molto, a dire il vero. Aziende e governi si sono impegnati a mantenere entro “certi limiti” l’inquinamento, in particolare gli scarichi di residui da combustione di idrocarburi.
    Si sono inventati anche un meccanismo finanziario, in ossequio al dogma economista più liberale “il mercato che guida il mondo”: se una Nazione o una azienda inquina, deve pagare. Che fa ? Si compra “quote di aria pulita” da altri che inquinano meno. È servito questo meccanismo, da quando è attivo, cioè dal 2006 ? I dati affermano di no: l’inquinamento è sempre aumentato. Le aziende e gli Stati inquinatori hanno pagato qualche dollaro ai Paesi meno industrializzati. È proliferato perfino un mercato di derivati su questi traffici di quote d’aria pulita e inquinata.
    Naturalmente con la crisi del 2008 quei derivati sono crollati di valore .. e chi se li è presi ? La BCE …
    Che dire dell’incoscienza degli NCC ? Forse si preoccupano di cosa accadrebbe se, invece di un aumento di temperatura media, fra qualche decennio capitasse una glaciazione. Che credibilità avrebbero a quel punto gli ecologisti che, per diffondere la Causa dell’Ecologia, hanno cavalcato un’onda di teorie infondate ?
    Tutto sommato una imminente glaciazione appare una circostanza poco probabile e remota. Casomai si verificasse, per quella volta tutto questo calderone verrà dimenticato, e superato dalla nuova emergenza. Per il bene dell’Umanità ora è il caso di ossequiare i BMCC. Altrimenti, senza uno spauracchio efficace, il popolino se ne frega, dell’ecologia.

  3. carlo says:

    mi si son perse le frasi virgolettate.
    facevo meglio a spedirti per posta il tutto.

    • Mosè Viero says:

      Anche senza i virgolettati (li ho letti nella mail che mi hai mandato, ndr) la tua posizione è chiara. Io non sono un esperto di climatologia, anzi non ne so proprio niente, quindi come per tutti i campi in cui non so niente mi limito a credere agli esperti. E la comunità scientifica mi pare largamente se non quasi totalmente concorde nell’affermare che all’origine del cambiamento climatico attuale c’è l’attività umana. Al di là delle strumentalizzazioni che si possono fare della questione, perché secondo te la comunità scientifica dovrebbe sostenere un’idiozia?

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