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Friendly reminder: il nostro Governo fa pena

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December 17, 2020 by Mosè Viero

Essendo l’Italia tra i Paesi meno informatizzati dell’occidente, non stupisce l’influenza che ancora oggi ha nel dibattito pubblico e nell’orientamento del voto la voce dei media tradizionali, come i giornali e la televisione. Ogni volta che parlo con i miei genitori, che pure non sono tra i più sprovveduti e hanno tendenzialmente una posizione progressista, resto basito dal sentire con quale velocità introiettano “quel che dice il telegiornale” e come siano sostanzialmente impermeabili alle mille modalità di informazione che oggi sono a disposizione di chiunque.

È per questo che è importante mettere a fuoco l’anomalo trattamento mediatico ricevuto da questo anomalo Governo: una fattispecie che forse non si è mai verificata prima, neanche ai tempi dello strabordare del messaggio berlusconiano. A quei tempi, infatti, l’antiberlusconismo c’era: pur con pochi mezzi rispetto all’avversario, riusciva a far sentire la sua voce. Oggi quali sono le voci contro Conte e la sua accolita di ministri “migliori del mondo”? La RAI è ancora nelle mani della dirigenza messa dal Governo gialloverde; sulle reti Mediaset le uniche voci seriamente contrarie all’Esecutivo sono, per usare un eufemismo, folcloristiche (Mario Giordano); La7 sembra la Pravda del Governo. Tra i giornali, le grandi testate della borghesia pensante sono governative per definizione: anche in quell’ambito, gli unici a essere davvero ‘contro’ sono riconducibili alla galassia del leghismo o comunque del sovranismo; la critica di stampo progressista e liberale è confinata a testate di nicchia, come il Foglio (a giorni alterni) o il Riformista.

Penso possa essere utile, quindi, ricordare sommessamente che abbiamo un Governo pessimo, che sta gestendo questa difficile situazione con scandalosa incompetenza, e che se Conte ha ancora così tanta fiducia da parte degli italiani è in buona parte perché circondato da cortigiani e cicisbei.

Abbiamo il maggior numero di morti al mondo, la sanità pubblica è al collasso, eppure il Governo non ha ancora chiesto i fondi del MES (a.k.a. Fondo Salva Stati), che avrebbero consentito di iniettare liquidità proprio nel comparto medico, e non ha richiesto quei fondi, che hanno meno condizionalità del Next Generation EU (impropriamente chiamato dai giornalisti Recovery Fund), per sciocchi motivi ideologici. La stampa se la prende con le dichiarazioni improvvide di qualche industriale o presidente di Regione che sembrano schernire i morti anziché prendersela con chi è direttamente responsabile di centinaia di migliaia di vittime, che non sono state salvate, lo ripetiamo, per sciocchi motivi ideologici.

A proposito di Next Generation EU: il Governo ha messo a punto, nottetempo, un piano folle e autoritario in cui la sua gestione viene demandata a una fantomatica task-force scelte dal Presidente del Consiglio e capace di ‘sovrascrivere’ ruoli e decisioni di Parlamento e Ministri. Una roba che se l’avesse tentata Berlusconi avremmo Travaglio che si dà fuoco in piazza. In più, la distribuzione dei fondi sembra stata ipotizzata tirando dei dadi: 9 miliardi per la Sanità (su 209!), 3 miliardi al Turismo (la Germania ne darà 35, e ha molti meno turisti dell’Italia). Il piano, tra l’altro, dovrebbe pensare soprattutto, come dice anche il nome del fondo, alle prossime generazioni: ma, tanto per cambiare, nessuno sembra preoccuparsi dei giovani.

Lo testimonia anche la sorte della scuola: uno scandalo incredibile, che se fossimo in un Paese normale occuperebbe paginate sui giornali. Mesi e mesi di lezioni perse, un anno o più buttato al vento che non verrà mai più restituito alle vite dei ragazzi e che avrà conseguenze inenarrabili sui tempi a venire: siamo stati gli unici al mondo a chiudere le scuole così a lungo e facendolo abbiamo avuto più morti di chiunque altro.

Se fossimo un Paese serio con dei giornalisti seri, in televisione vedremmo Ministri e Sottosegretari inchiodati alle loro terribili responsabilità: la reputazione dei membri di questo Governo dovrebbe essere talmente compromessa da impedir loro qualunque ipotesi di ricandidatura futura. Invece dobbiamo assistere quasi quotidianamente all’asservimento generalizzato, che prende spesso le forme di reti che cedono a ogni richiesta le proprie frequenze a conferenze stampa in rigoroso prime-time, in cui il nostro elegantissimo premier snocciola dati e impone presunte soluzioni, con il contraddittorio gestito da quell’animo di sincero democratico che è Rocco Casalino.

Il classico contro-argomento di chi fa affermazioni come le mie è: l’alternativa a questo Governo sarebbe stato il Governo Salvini, quindi tutto sommato ci è andata bene. Può essere: la Storia non si fa con i “se”, ma è altamente probabile che con Salvini e la Meloni al potere l’Europa non ci avrebbe dato proprio niente. Ma questo cosa dovrebbe significare? Che dobbiamo farci piacere tutte le folli istanze di cui sopra?

Chi mette le questioni politiche in termini di aut aut dimentica sempre un piccolo dettaglio: siamo una Repubblica Parlamentare. Non è che se non ci piacciono le decisioni di questo Governo dobbiamo per forza eleggerne un altro passando per le urne (e quindi facendo presumibilmente vincere Salvini/Meloni). Il dibattito parlamentare, il potere legislativo, serve proprio per decidere la direzione verso cui l’Esecutivo si dovrà muovere: se non ci piacciono le decisioni del Governo dobbiamo anzitutto convincere i nostri Parlamentari di riferimento a fare il loro lavoro e a cercare di cambiarle. Il terrore mediatico seminato da chi fa finta che il dibattito parlamentare sia una specie di minaccia per la democrazia è la più colossale ipocrisia che ci possa essere: è proprio chi ha paura del dibattito parlamentare a essere antidemocratico. E il dibattito parlamentare, anche duro e senza sconti, va valorizzato anzitutto nei momenti di crisi.


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