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Sanremo 2015, le mie pagelle

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February 13, 2015 by Mosè Viero

Può un evento che si è svolto in una sola occasione essere chiamato “tradizione”? Sì, se l’evento è la pubblicazione delle mie imperdibili pagelle di Sanremo. Benvenuti dunque al secondo appuntamento con questa antica tradizione, inaugurata a suo tempo, lo ricordiamo, con il sottotesto: se lo fa chiunque ha il dono della parola, perché il sottoscritto non dovrebbe farlo?

Diciamolo fuori dai denti: il festival di quell’impiegato del catasto che si spaccia per conduttore chiamato Carlo Conti è, al netto delle canzoni, di una bruttezza rara. Comici che non fanno ridere, superospiti che non emozionano, vallette che non vallettano. Finora è stato uno show talmente scarso che pare l’esercito russo ne abbia proposto la visione agli Ucraini come alternativa all’invasione. Per quanto mi riguarda, il vincitore incontrastato è già Saverio Raimondo con i suoi monologhi satirici di apertura del Dopofestival, dei quali consiglio a tutti la visione (onde evitare sussulti eccessivi agli spettatori lobotomizzati, mamma Rai li ha messi in onda solo sul web, ndr).

Passiamo alle canzoni. Seguirò l’ordine di esecuzione delle prime due serate. Per chi vuole farsi del male con compiutezza, ho anche incorporato i video ufficiali, quando li ho trovati. Cosa volete ancora, che vi rimbocchi le coperte?

 

ChiaraStraordinario

 

Chiara ha una voce squillante, pulita e lineare, almeno quando canta (perché quando parla sembra una valchiria della bassa padana, ndr). È la classica voce che piace al pubblico onnivoro della televisione nazional-popolare, ma che acquista un senso più alto solamente se accompagnata a un brano scritto da un autore che sappia almeno impugnare la penna dal verso giusto. Non è il caso di chi ha scritto questo cumulo di melassa pop già sentito otto milioni di volte, impreziosito peraltro ha un ritornello che ricorda un po’ troppo la canzone Forse di Pupo (Pupo! Se proprio devi plagiare, almeno plagia i Pink Floyd!)
Voto: 4

 

Gianluca GrignaniSogni infranti

 

Grignani, ossia quel ribelle alla camomilla il cui merito principale è aver ispirato una divertente imitazione da parte di Fabrizio Casalino anni fa nelle trasmissioni della Gialappa’s Band, ha esaurito la sua ispirazione dopo il primo album Destinazione paradiso, peraltro già dominato da quella poetica fastidiosamente auto-centrata che può essere perdonata solo all’artista conclamato. Il brano in gara è pop semplice e orecchiabile, con un ritornello in calare concluso da rima baciata e opportunamente ‘trascinato’ sul finale: perfetto se si tratta di canticchiare sotto la doccia, un po’ meno se si tratta di lasciare una traccia durevole nella memoria. E in questo caso non si può neanche puntare sui virtuosismi vocali, visto che la voce di Grignani è potente come la mia quando ho mal di gola.
Voto: 5

 

Alex BrittiUn attimo importante

 

Quando il presentatore di turno introduce Britti, non manca mai di sottolineare la sua abilità con la chitarra. Al che la domanda sorge spontanea: perché non si limita a suonare il suo strumento d’elezione? Dubbio quanto mai lecito dopo aver ascoltato questa banalissima canzone d’amore, a cui i brevi assoli di chitarra sembrano sovrapposti insensatamente, solo per dar prova di abilità. Gli imperativi aggressivamente anteposti alle strofe con l’intento di ‘sporcarle’ non sono sufficienti a persuaderci che questa sia arte che aveva urgenza di essere scritta: l’impianto melodico, peraltro debole, è troppo soverchiante per non puzzare di mestiere. Il video, dal canto suo, è una celebrazione di Venezia con una fotografia da brivido: non perdetevelo.
Voto: 5

 

Malika AyaneAdesso e qui (nostalgico presente)

 

Malika è un’artista eccezionale, sia dal punto di vista della capacità interpretativa (e, più modestamente – ma c’è tempo per crescere -, di scrittura) sia per quel che concerne l’intelligenza delle scelte e del modo di porsi. Il suo essere donna d’ingegno a ventiquattro carati emerge in questo festival con l’evidenza del lingotto d’oro tra i pezzi di carbone: in certi momenti non sembra nemmeno che stia gareggiando nella stessa competizione degli altri. Certo, nella sua carriera ha cantato di meglio, anche se Adesso e qui, saggio invito al carpe diem sentimentale, è comunque una canzone d’amore con un senso e un messaggio universali, capace di camminare sulle proprie gambe.
Voto: 7,5

 

Dear JackIl mondo esplode tranne noi

 

Chi sono i Dear Jack, e cosa ci fanno tra i big? Domanda che immaginiamo sarà ronzata in testa a molti spettatori durante parecchie esibizioni. La risposta è semplice: gli illustri sconosciuti sono il tributo di sangue pagato dal festival a quel deprecabile rito tribale del mondo contemporaneo noto come talent show. Trattasi di spettacoli di bassa lega tramite i quali i discografici, alla canna del gas dopo l’esplosione della pirateria digitale, cercano di convincerci a finanziare la carriera di giovanotti intonati, puliti e pettinati (oppure spettinati, ma spettinati bene). Nulla di strano che il risultato dell’operazione sia costituito da cantanti intonati, puliti, pettinati e di una banalità sconcertante. I talentati sono, quando va bene, copie dell’esistente: nel caso in oggetto, siamo a metà strada tra le Vibrazioni e i Negramaro. Le adolescenti gradiranno, noi un po’ meno.
Voto: 4

 

Lara FabianVoce

[Non ho trovato un video ufficiale, ndr]

Gira voce che Lara Fabian, interprete non proprio di primo pelo pur essendo sconosciuta ai più, sia una star internazionale, con all’attivo quindici album e un repertorio principalmente in lingua francese e spagnola. La prestazione sanremese ricorda un po’ Antonella Ruggiero e un po’ Celine Dion: il talento vocale è innegabile, ma la canzone, pur vantando lo zampino di un ormai stanco Fio Zanotti, è del tutto inconsistente e compie l’imperdonabile peccato di sembrare una impalcatura vuota, costruita unicamente per sostenere i gorgheggi e i sospiri della cantante. Fosse una bimbaminkia come i membri de Il Volo forse farebbe colpo, almeno sui poveri di spirito: così fa solo sonno.
Voto: 4

 

NekFatti avanti amore

 

Nel mio vocabolario personale, Nek è stato per anni il sinonimo di “cantante scarso”, posizione poi occupata da Gigi d’Alessio per innegabili meriti conquistati sul campo. Tutto è partito dal reazionario polpettone antiabortista con cui il nostro ha esordito nel lontano 1993, ed è proseguito con una sequela di imbarazzanti canzoncine da oratorio, che peraltro per un paio di anni hanno sbancato il botteghino: segno che se domani la musica muore forse non è una notizia così terribile. Ebbene, in questo festival la sua canzone, paracula come poche, sembra una delle cose migliori: fattispecie che dice tutto della qualità generale. Fatti avanti amore è un energico pop anni Novanta dal retrogusto vagamente internazionale, forse anche per via delle disinvolte citazioni. Niente di che, ma almeno sembra una canzone.
Voto: 6

 

Grazia Di Michele e Mauro CoruzziIo sono una finestra

 

Il brano, che punta spudoratamente al premio della critica, affronta il difficile tema dell’identità di genere: il problema è che lo fa con quello stucchevole didascalismo e con quella sospensione del giudizio insopportabilmente politically correct che troppo spesso caratterizzano i tentativi di portare argomenti seri sul palco dell’Ariston. A tutto questo si somma poi il problema che Coruzzi, alias Platinette, non è esattamente l’incarnazione della drag queen battagliera e militante: è, al contrario, icona di quel trash televisivo che anestetizza la questione del genere, assorbendone gli scartamenti come se fossero bizzarrie circensi. L’operazione sanremese, dunque, puzza di ipocrisia lontano un miglio. Il brano, per giunta, è musicalmente abbastanza debole e non basta l’eleganza interpretativa di Grazia Di Michele a risollevarlo.
Voto: 5

 

AnnalisaUna finestra tra le stelle

 

Anche Annalisa (ma che fine ha fatto la buona abitudine di firmarsi con nome e cognome?) è una figlia dei talent: quindi anche lei è perfettamente intonata e ha una voce pulita e squillante. Come nel caso di Chiara, tutto sta nel mettere questa voce al servizio di un buon brano. Se però il brano lo fai scrivere a Kekko dei Modà non è che stai esattamente partendo col piede giusto. Infatti Una finestra tra le stelle è una scandalosa porcheria, proprio come tutte le altre canzoni dei Modà.
(Il video, girato nella villa veneta settecentesca Mosconi Bertani in provincia di Verona, ha un epico marchettone all’inizio: non perdetevelo).
Voto: 4

 

NesliBuona fortuna amore

 

Nesli è un giovane rapper, fratello del più noto Fabri Fibra. A Sanremo si presenta con una canzone più pop che rap, a far presagire un percorso che tenterà probabilmente di assomigliare a quello di Jovanotti. Il risultato però si limita, per il momento, a un brano anonimo, caratterizzato da un arrangiamento monocorde, che fa presagire aperture che mai si concretizzano. E già che ci siamo: possiamo urlare al mondo che non se ne può più dei video musicali basati sul parallelismo adulti/bambini? Suvvia registi, sforzatevi un po’ di più.
Voto: 5

 

Nina ZilliSola

[Non ho trovato il video, ndr]

Nina Zilli è, dopo Malika, l’altra artista con la A maiuscola in gara quest’anno. Certo, il suo genere soul/blues, caratterizzato da arrangiamenti barocchi e svisate in stile Broadway che periodicamente spingono a urlare “Entrino le bighe!”, può piacere o non piacere: e possiamo star certi che alla media del pubblico, abituato a Baglioni o alla Pausini, non piacerà. Ma la sua voce, fortemente caratterizzata e lontanissima dal timbro banale tipico dei figli dei talent, nonché la sua innata eleganza, così determinata e consapevolmente femminile, non possono non catturare lo sguardo di chi sa riconoscere la ricerca del bello. Il brano in gara non è niente di speciale: ma è speciale chi lo canta, e tanto basta.
Voto: 7,5

 

Marco MasiniChe giorno è

 

Masini è un onesto operaio della musica pop, che produce brani cantabili e talvolta dignitosi ma sempre rigorosamente privi di autentico slancio. Anche questa canzone rientra nella tipologia: il ritornello in crescendo, con tanto di rullo di tamburi, funzionerà molto in radio, anche se è chiaramente disconnesso dal resto della melodia, che risulta quindi in qualche modo irrisolta e artificiosa. Non ci siamo.
Voto: 4

 

Anna TatangeloLibera

 

La Tatangelo, che peraltro cambia faccia a ogni festival (siamo sicuri che sia sempre lei?), è garanzia di indegnità fin dal lontano 2002. Dato che non brilla neanche dal punto di vista delle vendite, vien da chiedersi come mai ce la propinino periodicamente come se fosse una medicina: ma poi torna in mente con chi si accoppia e tutto diventa più chiaro. Per rendere la sua esibizione di quest’anno ancora più memorabile, le hanno dato un brano di Kekko dei Modà: l’incontro al vertice.
Voto: 2

 

RafCome una favola

[Non ho trovato il video, ndr]

Raf è un cantautore sufficientemente dignitoso: non comprerei un suo disco neanche sotto tortura, ma almeno non cambio immediatamente canale quando si sente la sua voce per radio. Detto questo, a Sanremo si presenta con un lentazzo inoffensivo e grondante zucchero da tutti i pori, reso sopportabile solamente dalla voce matura anche se debole, e dal carisma presente anche se appannato. Nella sua carriera ha fatto molto di meglio.
Voto: 6

 

Il voloGrande amore

 

Questi tre insopportabili bimbiminkia urlatori sono colpa, pare, di Antonella Clerici: nessuna attenuante, dopo che avremo fatto la rivoluzione, potrà risparmiare al suo collo la fredda lama del boia. La canzone, che sarebbe stata vecchia ai tempi di Claudio Villa, è un concentrato di melodramma italico da luogo comune per Americani a Roma; la teatralità naif della loro interpretazione, poi, è stucchevole come una marmellata sottomarca scaduta. Dunque, è ragionevole pensare che possano vincere. Perché non sono in discoteca a drogarsi come tutti i loro coetanei?
Voto: 0

 

Lorenzo FragolaSiamo uguali

 

Per essere figlio di talent, Lorenzo Fragola è bravino e simpatico. Certo, non si può dire che sia originale: Siamo Uguali è pop giovane e leggero, strasentito e banalotto. Il ritornello non è neanche così male, ma le strofe e lo ‘specialino’ sono da mettersi le mani nei capelli dal piattume. Il vero problema, comunque, è anche questa volta la voce, troppo poco caratterizzata: segno che i talent falliscono proprio nell’ambito su cui sembrano puntare di più, e segno che tanti discografici non hanno ben capito che la voce è uno strumento, e che, come per tutti gli strumenti, a contare non è tanto la sua natura, bensì la modalità del suo utilizzo.
Voto: 5

 

Irene GrandiUn vento senza nome

 

Irene Grandi è una cantante brava e dignitosa, pulita e aliena da ogni insulso divismo: la sua carriera non ha picchi eccezionali, ma la produzione di pietre miliari non deve essere per forza considerata un obbligo per ogni artista. Mi sarei aspettato qualcosa di più rocchettaro, ma questa canzone è assolutamente rispettabile e ha anche un testo che si allontana dalla melassa che pervade gran parte degli altri brani: è una ballata avvolgente ed equilibrata, che usa le parole con parsimonia e precisione. Sicuramente uno dei migliori pezzi in gara.
Voto: 7

 

Biggio e MandelliVita d’inferno

 

Premesso che io personalmente non mi so spiegare il successo di questi due, dato che non mi hanno mai fatto ridere neanche per sbaglio, questa canzone è abbastanza simpatica: trattasi di un divertissement molto classico, sulla scia di Jannacci e Cochi&Renato. Musicalmente, è una semplicissima marcetta senza arte né parte: per sostenerla adeguatamente ci vorrebbero due caratteristi di peso e un testo capace di reggersi in piedi, e mi pare che ahinoi manchino entrambe le cose. Se poi uno pensa al precedente costituito dalla Canzone mononota degli EelST di qualche anno fa, il giudizio rischia di abbassarsi ancora di più.
Voto: 5

 

Bianca AtzeiIl solo al mondo

 

Nessuno ha ancora ben capito perché ‘sta tizia è tra i big, dato che non è nemmeno, come pensavo, figlia di talent. Dall’unica sua biografia online che ho trovato, pare che il picco della sua carriera sia stato, finora, aprire i concerti dei Modà. E infatti la Biancona nostra ci delizia con il terzo brano in gara firmato dal buon Kekko: e neanche la sua voce ruvida alla Noemi può fare più di tanto per salvare il prevedibile concentrato di mediocrità in cui la canzone si risolve. Ma si sa: Kekko è una specie di re Mida al contrario. Quel che tocca, diventa subito Tatangelo (e viceversa).
Voto: 3

 

MorenoOggi ti parlo così

 

Altro figlio di talent, Moreno è un rapper che fa il rapper: naturalmente il brano ha un ritornello cantabile, altrimenti il nostro non si sarebbe neanche potuto avvicinare all’Ariston. Posto che il rap non è apprezzato dal pubblico nazional-popolare del festival, e che quindi non ha speranza di piazzarsi bene, Moreno è sommamente acerbo: sia dal punto di vista vocale sia dal punto di vista compositivo. Lo rende icasticamente evidente il confronto con la partecipazione di Frankie Hi-Nrg dello scorso anno. Forse anche Moreno si farà. Provenendo egli da quel programma criminoso noto come Amici, è più probabile che stasera Samantha Cristoforetti si colleghi con casa mia.
Voto: 4


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