Sessuofobia politicamente corretta
0September 9, 2014 by Mosè Viero
Chi divide il corpo dallo spirito non possiede né l’uno né l’altro.
Oscar Wilde
Domenica scorsa è ricominciata la trasmissione Presa Diretta, forse il miglior programma giornalistico d’inchiesta della televisione italiana. I temi della puntata, intitolata sagacemente Utilizzatori finali (riprendendo la mitica definizione riservata dall’avvocato Ghedini al suo più illustre cliente), erano la prostituzione e il turismo sessuale. L’inchiesta partiva dal famoso caso delle cosiddette “baby squillo” dei Parioli a Roma per poi allargare lo sguardo sul fenomeno, concentrando l’attenzione soprattutto sui ‘consumatori’.
Le inchieste della puntata sono fatte molto bene dal punto di vista della produzione e del confezionamento, e la conduzione di Iacona è come sempre asciutta ma al contempo commossa e partecipata. Purtuttavia, devo ammettere che sono stato profondamente deluso da questa trasmissione: avevo la recondita speranza che il gruppo di lavoro dietro Presa Diretta riuscisse a tenere dritta la barra dell’onestà intellettuale anche parlando di sesso, invece il tremendo politically correct che infesta invariabilmente l’approccio a questo argomento ha infestato anche il giornalismo di Iacona & co.
Le due ore di trasmissione sono tutto un fiorire di “si sono persi i sani valori di una volta”, “cominciano a fare sesso a tredici anni”, “signora mia dove andremo a finire”. La liberazione dei costumi, che porta talvolta a esiti paradossali e catastrofici solo a causa dell’ipocrisia bigotta che pervade la nostra società, è messa nel calderone della condanna senza appello verso tutti i comportamenti tesi a soddisfare il colpevole desiderio sessuale del maschio. La cosa non viene mai esplicitata direttamente, ma l’impressione è che il sottotesto sia una certa nostalgia per i tempi in cui si rimaneva vergini fino al matrimonio, la pornografia non esisteva e il piacere sessuale era un lusso destinato ai ricconi annoiati o agli artisti.
Ecco alcuni esempi sparsi dell’ipocrisia dilagante. Quando una giornalista si finge una studentessa che mette un annuncio su un sito per incontri piccanti, il conduttore si stupisce perché chi chiama va subito al punto chiedendo quali sono le performance oggetto dell’incontro. Evidentemente si aspettava telefonate tipo: «Ehi, Pussycat98, di che segno sei? Non si siamo già visti da qualche parte?» A un certo punto un tizio chiede se nel ‘pacchetto’ è incluso anche il “dietro”, e il conduttore chiosa dicendo: «Chiedereste mai una cosa del genere alla vostra fidanzata?» Se il mondo fosse un posto normale, tutti farebbero domande del genere durante la ricerca di un partner sessuale: invece, nell’Anno Domini 2014, queste domande fanno ancora impressione. (Io, comunque, le faccio regolarmente all’inizio delle mie storie; devo essere proprio una brutta persona, dopo vado in Questura ad autodenunciarmi).
Lo scandalo maggiore, nel caso di cui sopra, è che la giornalista-finta-studentessa dice esplicitamente ai suoi potenziali ‘clienti’ di non avere diciotto anni. Dice di averne diciassette. E il conduttore si sorprende del fatto che gli uomini coinvolti non corrano al più vicino commissariato per denunciare la faccenda. Qui l’ipocrisia tocca livelli quasi metafisici. Citerò in proposito una battuta del grande Daniele Luttazzi:
Caro Daniele, ho un problema: mi piacciono le minorenni. Come posso fare?
Oh, chiariamo una volta per tutte questa faccenda: a *tutti* piacciono le minorenni. Per questo c’è una legge. Ok?
Più avanti nel corso della puntata, viene mostrato un servizio dai bordelli della Thailandia. L’inviato cammina lungo la strada principale di una zona a luci rosse, e descrive la scena attorno a sé come “l’inferno”. Ho guardato e riguardato quel passaggio più volte: si vedono donne seminude che ballano e si dimenano proponendosi ai turisti occidentali. Questo sarebbe “l’inferno”: non, per dire, una zona di guerra punteggiata di cadaveri. Certo, la prostituzione ha quasi sempre dietro di sé, nei paesi poveri, sfruttamento e sofferenza: e infatti il servizio non manca di documentare la vita orribile vissuta da quelle povere donne costrette a vendersi e a umiliarsi in ogni modo pur di campare. Il problema è che i colpevoli di tutto questo sarebbero, secondo Presa Diretta, soprattutto i clienti delle prostitute. Descritti come persone irrimediabilmente crudeli, senza valori.
Intendiamoci: molti di loro sono sicuramente persone orribili. Un intervistato, per dire, ha sposato una thailandese, ma ha deciso di continuare a farla battere anche dopo il matrimonio (!) Quel che non mi torna è, ancora una volta, il sottotesto. Che sembra identificare il problema nella voglia di sesso facile dei maschi occidentali, e non, per esempio, nel contesto fortemente degradato dove quelle prostitute si trovano a operare. Dare la colpa al sesso è sempre la strada più semplice, perché il sesso continua a farci paura. Il desiderio di un corpo di godere di un altro corpo continua a sembrarci sporco, sconveniente, biasimevole: perfino se siamo giornalisti progressisti che vivono nella ‘liberata’ società occidentale.
La puntata si conclude con Iacona che dichiara che il lavoro del suo gruppo è sempre all’insegna dei fatti e libero da ogni ideologia. Peccato che la trasmissione in oggetto sia invece un ottimo esempio di una delle ideologie più evergreen di sempre: la sessuofobia. Che potremmo definire come la tendenza a porre ciascuno di noi davanti a un falso dilemma: o sei uno che unisce il sesso al “sentimento” oppure sei uno squallido puttaniere (o una squallida puttana). Se questo è il campo di gioco, e se vuoi essere tra i ‘buoni’, ecco la soluzione: innamorati di qualcuno, fai sesso solo con lui/lei, non desiderare la donna/l’uomo d’altri, non guardare film porno, eccetera. L’unica via per evitare la mercificazione del corpo e le sue degenerazioni sarebbe, in altri termini, tornare agli anni Cinquanta.
Secondo la mia modesta opinione, la via d’uscita dagli squallidi bordelli thailandesi è diametralmente opposta a quella suggerita dai sessuofobi. Liberiamo il sesso da tutte le sovrastrutture con cui lo appesantiamo e forse porremo fine alla mercificazione del corpo: parliamone di più, guardiamolo di più e soprattutto facciamolo di più, senza colpevolizzare le persone adulte e consenzienti che se ne dedicano. Se la nostra società produce pagine oscure come quelle descritte da Presa Diretta, non è perché è troppo libera: è perché non è ancora abbastanza libera.
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