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Le dieci cose da fare (e da NON fare) se siete turisti a Venezia (ma anche altrove)

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June 10, 2018 by Mosè Viero

Da circa otto anni lavoro nel magico mondo del turismo nella città più turisticamente sovra-sfruttata del mondo: Venezia. Come si sa molto bene, i pochi abitanti rimasti in città sono alla canna del gas e periodicamente cercano di far sentire le proprie ragioni e di difendere le prerogative della residenzialità. Per adesso le loro battaglie hanno avuto scarsa fortuna: i soldi portati dal turismo fanno gola a tutti, anche e soprattutto ai veneziani stessi, che sono, in fondo, i primi responsabili dello stato in cui versa la città. Ma in questa sede non voglio addentrarmi in questo tema scottante: voglio, invece, elencare dieci semplici accorgimenti che il turista dovrebbe seguire quando viene in Laguna, per rendere la vita più semplice a se stesso e anche ai residenti. Perché se talvolta è vero che i Veneziani sono dei furbacchioni sempre pronti a fregare il turista, è altrettanto vero che il turista è quasi sempre uno sprovveduto totale o un fesso pronto a farsi raggirare.

1- Vestitevi decentemente
Questa è una cosa che non capirò mai: cosa scatta nella testa del turista medio quando sceglie la mise per le sue esplorazioni cittadine? Perché i turisti vengono a Venezia vestiti come se dovessero scalare una montagna? D’accordo, ci sono tanti gradini, ma non mi risulta ci siano pareti rocciose o sentieri inerpicati sui pendii e costellati di stelle alpine. Indossate delle scarpe normali, da città. E magari vestitevi anche da città e non da spiaggia: niente ciabatte e niente pantaloni corti, soprattutto se siete maschi e avete superato i dieci anni di età (io è più o meno da quell’età che non metto pantaloni corti e vi assicuro che sto da dio anche in agosto). In città ci si veste in accordo col contesto urbano che ci circonda: se vi sentite a disagio con il contesto urbano e con le necessità che da esso derivano, andate in vacanza altrove. It’s easy.

2- Piantatela di fotografare qualunque cosa vi capiti a tiro
La frase più terribile che si può dire a un turista, magari durante un tour guidato, è: in questo monumento non si può fotografare. Panico! Dirgli che sua mamma ha appena avuto un colpo avrebbe un effetto più tranquillizzante. Perché nelle nostre menti di webeti, splendido neologismo coniato da Enrico Mentana, se non fotografi un posto e non lo metti sui social è come se non ci fossi mai andato. Ebbene, sappiate che quando prenderò il potere sarà vietato fotografare quasi ovunque. Il nostro occhio è una apparecchiatura infinitamente più sofisticata di qualunque fotocamera: e per di più a differenza di quest’ultima è direttamente collegato ai nostri neuroni e quindi alle nostre emozioni di creature viventi e pulsanti. Smettiamola di guardare il mondo attraverso un mirino: non siamo un esercito di cecchini.

3- Non pranzate al sacco o per strada
Ci sono due modi per essere dei poveracci: il primo modo è non avere soldi, il secondo è comportarsi come se non si avessero soldi. Per molti abitanti del mondo occidentale, la poveraccitudine è uno stato d’animo, una filosofia di vita. In giro per le calli è pieno di gente con un cellulare da mille euro in una mano e un panino da tre euro nell’altra: ma se quando compri il cellulare sei ricco, puoi cercare di esserlo anche quando ti compri nutrimento. Entra in un ristorante, siediti al tavolo, consuma un pasto e paga quel che c’è da pagare: se non sei un immigrato in fuga da una guerra ce la dovresti fare, a meno che tu non sia così stupido da entrare in una tourist trap (vedi il punto 10). Non portarti il pranzo da casa: non solo perché a Venezia quasi non ci sono punti dove mangiare al sacco, ma anche perché non sei un minatore nell’America degli anni Venti. Sei un fottutissimo abitante del ricco mondo civilizzato, altrimenti non potresti permetterti di viaggiare nelle città d’arte. Abbi cura di te e del tuo tempo: documentati sui migliori ristoranti del posto e provali, la qualità del tuo viaggio migliorerà sideralmente. Certo, aumenterà anche il suo costo: vorrà dire che farai un viaggio di meno, ma quelli che farai saranno più belli. Impara ad apprezzare il benessere e smettila di fare il poveraccio.

4- Non bloccate strade o marciapiedi
Anche questo è per me un grande mistero: perché la gente non sa camminare? Non mi pare un’attività così complicata: basta mettere un piede davanti all’altro e muoversi in linea retta. Evidentemente dev’essere difficilissimo: magari il Ministero dovrebbe provvedere a fare dei corsi nella scuola dell’obbligo. Ripartiamo dai fondamentali. In città si cammina per andare dal punto A al punto B, non per sgranchirsi le gambe: per quello magari si fa una passeggiata al parco o nei prati. Ci si muove a velocità normale, non ciondolando dinoccolati come se si avessero ventritrè protesi per gamba. Se ci si deve fermare, ci si ferma di lato, dove c’è un qualche slargo, badando di non bloccare il passaggio. Se si deve guardare il panorama o una vetrina, lo si fa *da fermi*, non rallentando il passo e costringendo così chi è dietro a fare altrettanto. A Venezia spesso gli autoctoni si lamentano che i turisti non stanno sulla destra nelle calli strette: ma quella è solo una minima parte del problema. Se stai a destra e cammini come una lumaca o hai il passo sincopato di un invalido di guerra, sei comunque molesto.

5- Non usate il vaporetto
Tanta gente che viene a Venezia non ha idea di cosa sia e come funzioni questa città. I turisti scendono dal treno e si fiondano sui vaporetti dell’Actv, un’azienda così efficiente che in confronto Trenitalia sembra la ferrovia svizzera. Forse i malcapitati pensano che il vaporetto sia l’equivalente della metropolitana a New York: una necessità per raggiungere gli angoli più remoti della metropoli. Peccato che Venezia sia grande come un paesino e che a piedi si possa andare ovunque ben più velocemente che su quelle barche. Soprattutto quando si è nei panni di un visitatore, che dovrebbe avere tutto l’interesse a esplorare il tessuto urbano. Dice: e i bagagli? Se avete i bagagli, prendete un taxi. Certo, è molto più costoso del vaporetto. Ma si ritorna al punto 3: non siete la piccola fiammiferaia, siete privilegiati abitanti del mondo ricco che può permettersi di viaggiare. Cacciate i soldi e non rompete le balle ai pendolari che stanno andando in ufficio: affondare negli scalcagnati vaporetti Actv è un onore che spetta solo a loro.

6- Non fate free tour
Chi mi conosce sa che non ho mai partecipato alle battaglie protezionistiche messe in atto da tanti miei colleghi contro le estensioni delle licenze di guida turistica: credo anzi che la concorrenza, anche spietata, faccia bene a ogni settore. Ma con i free tour il problema non è la licenza: è che si tratta di pura e semplice evasione fiscale, oltre che di triste svalutazione della professionalità. Per chi non lo sapesse questi tour, che ormai proliferano in tutte le città turistiche, sono teoricamente gratuiti, ma in realtà richiedono una specie di offerta libera, una mancia obbligatoria. Mi sfugge come tutto questo possa essere legale, ma evidentemente lo è. D’altro canto, chi organizza queste attività non ha proprio la coscienza a posto dato che i meeting point sono sempre in zone remote e nascoste, come se girare per la città con una guida fosse qualcosa di cui vergognarsi. Non prestate il fianco a queste operazioni di marketing straccione: al giorno d’oggi esistono tour *veri* per tutti i gusti e per tutte le tasche, tour per i quali si paga quel che c’è da pagare e con i quali si riconosce dignità a chi lavora nel settore. Non abbiamo bisogno della vostra carità.

7- Non girate con lo zaino
Ogni giorno sono sinceramente stupito dalla quantità di zaini che vedo in circolazione. E ogni volta mi chiedo: ma cosa avranno dentro quegli zaini? I libri di scuola dei figli per fare i compiti tra un monumento e l’altro? Un ricambio della biancheria perché magari si può finire all’ospedale? Il necessaire per preparare il picnic in piazza San Marco? Fatevi e fateci una cortesia: viaggiate leggeri. Gli zaini sono una scocciatura enorme: danno fastidio quando si cammina nelle calli strette, vanno depositati quando si entra in qualunque museo o monumento, e se sono voluminosi rischiate di ammazzare qualcuno ogni volta che vi girate. Se come spesso accade lo zaino vi serve per tenere una scorta di borracce piene d’acqua fresca tipo spedizione nel deserto del Gobi, vi do due notizie sconvolgenti: la prima è che io bevo solo a colazione, pranzo e cena e sono ancora vivo; la seconda è che in giro per la città esistono bar che vendono bottigliette d’acqua, nonché fontanelle collegate all’acquedotto da cui si può bere a canna. Che portento la tecnologia, eh?

8- Non portatevi appresso bambini piccoli e passeggini
Da tempo sostengo che la genitorialità si accompagna spesso a una perdita delle più elementari facoltà di discernimento da parte di chi se ne fa carico: il turismo mi conferma ancora di più nelle mie convinzioni. Cosa c***o portate in giro per Venezia vostro figlio di sei mesi o di uno o due anni? Sperate che se la ricordi per un fatto di imprinting? Portare in viaggio i neonati e i bambini piccolissimi è una roba del tutto insensata, spiegabile solo con lo sconfinato egoismo dei genitori, che evidentemente non sono disposti a rinunciare a *niente* per i loro figli. State a casa con loro e aspettate che crescano e possano godersi il viaggio, BESTIE. E se proprio volete viaggiare, ho anche qui una notizia sconvolgente da darvi: esistono tanti baby sitter che possono fare al caso vostro. Certo, toccherà pagarli. E soprattutto toccherà fidarsi di loro e lasciar loro in custodia il nostro amatissimo bebè. Ma tranquilli: se la vostra idea d’esser genitore era portarlo in giro per Venezia col passeggino, chiunque può farne le veci meglio di voi.

9- Dormite in albergo
Se c’è una cosa che a Venezia non manca, sono gli alberghi. Eppure pare che non si faccia in tempo a mettere un appartamento su AirB&B che già lo si riempie con qualche idiota convinto di fare del turismo ‘alternativo’. Ma per somma cortesia. Diciamo che vi siete di nuovo sintonizzati in modalità poveraccio e che state cercando di pagare una portaerei come se fosse una camera singola di un hotel a una stella, così da metterci dentro tutta la famiglia compresi i parenti fino alla quarta generazione. Tornate in voi e prenotate in un albergo: pagherete di più, e sarà un bellissimo pagare. Perché sarete seguiti da professionisti esperti del settore, perché avrete servizi che nessun affittuario della domenica può offrire, e anche e soprattutto perché non triturerete gli zebedei ai residenti, che non hanno come massima aspirazione quella di sentire la doccia che vi fate alle tre del mattino per andare a prendere l’aereo. Detto fuori dai denti, il proliferare delle affittanze turistiche è IL problema di questa città e in generale di tutte le città con attrattiva simile. Dato che il Legislatore se ne fotte, cerchiamo di risolvere il problema con il buonsenso: e il buonsenso ci dice che il turista in città dorme in albergo, punto. Negli appartamenti dentro i condomìni vivono i residenti, nelle stanze d’albergo ci sono i turisti. Anche questo non mi pare un concetto difficile da capire.

10- Non fatevi fregare!
Quando escono sui giornali gli scandali relativi ai conti folli presentati da certi ristoranti veneziani, vado subito a controllare il nome del locale, dopodiché la mia reazione è: ma come caspita avete fatto a metter piede in quel posto? Avevate dimenticato il cervello sul comodino quella mattina? A Venezia le tourist trap sono riconoscibili da chilometri di distanza: impiegano solerti intromettitori, mostrano sudici menu in ottocentosei lingue diverse fuori dalla porta, e sono tappezzate di immagini di cibo talmente triste che non metterebbe appetito neanche a un musulmano che esce dal Ramadan. Eppure la gente ci entra felice. E questo è niente: la gente compra allegramente i selfie stick venduti dagli ambulanti, o certe orripilanti palline di plastica molle lanciate sui marciapiedi, o il cibo da dare ai piccioni (cosa peraltro vietatissima). Ogni tanto gli autoctoni si lamentano del fatto che le Forze dell’Ordine non intervengono a sufficienza contro gli abusivi: ma il problema è a monte. Com’è possibile che gli abusivi abbiano una clientela? Quanto scemi si deve essere per comprare quella roba? Che poi non è neanche solo un problema collegato agli abusivi. Vogliamo parlare delle botteghe di souvenir a un euro l’uno? Ma chi va a comprare in quei negozi? Come fanno a campare?

Per concludere, mi tocca tornare al solito punto: viaggiare *costa*. Perché *tutte le cose belle della vita costano*. Se la visita a Venezia che puoi permetterti contempla un pranzo al sacco seduto su un ponte e un souvenir cinese da due euro, magari è meglio se aspetti di avere qualcosa di più dentro al salvadanaio. Visitare Venezia non è obbligatorio: facciamolo se possiamo permettercelo. Il tema meriterebbe forse un articolo a parte, ma credo che il disordinato turismo di massa sia una delle tante facce di uno dei problemi più gravi del mondo contemporaneo: la mancanza di educazione al bello. Dobbiamo pretendere il massimo dalla nostra vita, e calibrare i nostri passatempi in accordo con le nostre possibilità. Se il mio budget è 100, posso fare dieci cose che costano 10 o due cose che costano 50. La seconda scelta è *sempre* meglio della prima. La vita non è il catalogo del Don Giovanni: a contare non è il quanto, ma il come. Se impariamo questo segreto, avremo scoperto come essere aristocratici anche senza avere il becco di un quattrino.


23 comments »

  1. Luigina says:

    Condivido!!!
    Ma bisogna tradurlo
    BRAVO Mose!

    • luca says:

      Il problema è che a me un panino croccante con mozzarella e speck nel caldo di uno zaino e una coca cola comprata al bar piace molto di più che un piatto caldo, perchè de gustibus non est disputandum. Ma lei chi si crede di essere per dire agli altri ciò che devono fare? L’importante è non lasciare sporca la via in cui si mangia. Si capisce lontano un miglio che il suo è solo un ragionamento utilitaristico consumistico con fine di lucro altro chè povertà ed educazione al bello il suo è solo un brutto ragionamento per guadagnare euri.

      • Mosè Viero says:

        Io non ho un ristorante, quindi non guadagno proprio niente da chi ci va (e nemmeno da chi mangia il panino).
        Se le piacciono i panini, esistono fior di paninoteche e bar con tramezzini da urlo. Se si porta cibo da casa e si mette a mangiare per strada in un posto come Venezia, secondo me si sta perdendo qualcosa, e sta contribuendo al degrado della città. Ci ripensi, la prossima volta.

  2. Piero says:

    Scusa Mose`, ma piu` rileggo il tuo blog e piu` penso che tu stia cercando di fare l’imbecille! o lo sono i Veneziani.
    Scusami, ma questo sfogo sorge spontaneo dopo aver letto il punto 3…ma un po’ tutto, chi ti credi di essere a dire niente pranzi al sacco, niente bottigliette d’acqua (io sopravvivo bevendo a colazione, pranzo e cena!?!? chiunque dovrebbe essere libero di bere quando vuole e di non pagare l’acqua), prenditi il taxi?! Sembri essere cresciuto a Dubai.

    Anzi, ti diro` di piu`, da quello che leggo sembra che sia Venezia a non essere adeguata ad ospitare tutti i turisti che ha, tra vaporetti marci, vicoli troppo stretti e abitanti inospitali e scortesi. Dovrebbe essere Venezia capace ad affrontare la moltitudine di turisti.

    • Mosè Viero says:

      In città ci sono fontane da cui bere acqua senza pagare.
      Peraltro, questa cosa che l’acqua dovrebbe essere sempre gratis è una corbelleria: perché mai dovrebbe essere gratis? I costi chi se li sobbarca? Tutti noi paghiamo l’acqua che ci arriva in casa, non si capisce perché quando sei un turista non dovresti pagarla.
      Il pranzo al sacco va bene quando sei in campeggio con gli scout a quindici anni. Se hai uno stipendio qualunque, puoi pagarti tranquillamente un pranzo quando visiti una città. Se sei vittima della poraccitudine come stile di vita, va bene, fai pure il pranzo al sacco (sai che allegria). Venezia, però, non è adatta allo scopo, dato che non ha aree appositamente attrezzate.
      Come dici giustamente tu, Venezia non è adeguata a ospitare tutti i turisti che ha. Soprattutto quelli che vogliono prendere il vaporetto o mangiare al sacco. Dato che non possiamo raderla al suolo e ricostruirla con grandi viali alberati e grandi parchi, i casi sono due: o ci adeguiamo alla città quando la visitiamo, oppure stiamo a casa.

  3. Francesca says:

    Stiamo programmando una visita a venezia con un bimbo di tre anni, l’ha vista in alcuni libri per bambini e non vede l’ora di andarci. Se fosseimo egoisti e volessimo fare una cosa per noi genitori, forse davvero rimarremmo a casa, eviteremmo di tribolare.. ma visto che non lo siamo, abbiamo deciso di regalargli questa esperienza che certamente gli insegnerà qualcosa, anche se magari non la ricorderà per filo e per segno.
    Grazie per i tuoi consigli, anche se non li ho trovati molto “family friendly” ?

  4. Valeria zoncada says:

    Ho letto questo blog. Sinceramente non sono molto d’accordo con te, o sei imbecille tu oppure è imbecille il ragionamento dei veneziani… Perché non portarsi il pranzo al sacco? È vero che potrebbe sembrare da poveri, ma per gli allergici a qualche alimento non è così semplice, perché molte volte, anzi troppe volte, tu dici a un ristorante di essere allergico a tale alimento e loro te lo mettono lo stesso, quindi che fai? Dovrei spendere un sacco di soldi in più, avere magari uno shock anafilattico perché ragionate così?? E chi dice che un soggetto allergico NON POSSA mai visitare la città?

    Comunque faccio come mi pare, non mi importa di ciò che pensate voi! Cordiali saluti!!

    • Mosè Viero says:

      Intanto sarebbe bello conversare senza insultarsi.
      In secondo luogo, non mi pare che l’allergia possa essere un argomento. Chi è allergico a qualcosa non va mai al ristorante? Non credo. Ci va chiedendo attenzione per la sua allergia. Non vedo perché a Venezia dovrebbe essere diverso e non vedo cosa c’entri col discorso del post l’eventuale negligenza del ristoratore.

  5. Laura says:

    Minchia che persona fastidiosa devi essere.

  6. Gabriela says:

    Ho trovato per caso il tuo Blog, sono molto d’accordo con te! Ogni volta che visito una nuova città mi piace farlo ai 360 gradi e viverla “like a local”
    Venezia è una città stupenda! Sono stata ben cinque volte e rimango sempre a boca aperta dalla sua bellezza!

  7. Elvira says:

    Sono capitata su questa pagina per puro caso, cercando qualche notizia in più per una visita a Venezia. Certo vivo a Padova da 30 anni e le poche volte che sono venuta a Venezia devo dire che l’ho fatto quasi sempre controvoglia. Tutti gli amici che venivano a trovarmi volevano visitare Venezia, generalmente nel fine settimana, e quindi ero obbligata ad accompagnarli, ma è una cosa che ho sempre odiato: la folla, il sudore, la sporcizia, le code……
    Come dici tu, una miriade di turisti malvestiti e sudaticci che invadono questo museo a cielo aperto, lasciando pattume ovunque (generalmente gli estimatori del pranzo al sacco, mah!) Adesso, spinta da questa pandemia, ho deciso di avventurarmi domani con mio marito a Venezia, per poterla visitare in santa pace, passeggiando per le calli meno note e gustarmi un pranzo in un bacaro remoto, fuori dalle rotte note e lasciare che il tempo trascorra, senza guardare l’orologio. Mi spiace per l’economia della città, ma credo che Venezia deserta ed orfana delle orde dei turisti “morda e fuggi”, meriti una visita ed anche qualche sosta lungo la via per dissetarsi a pagamento.

    • Mosè Viero says:

      Ciao Elvira! Grazie per la visita! 🙂
      Sì, Venezia ora è decisamente più vivibile e godibile per il turista e il visitatore occasionale. Purtroppo una buona parte dell’economia cittadina è basata sul turismo e quindi le cose da quel punto di vista vanno molto male. Io stesso, che sono una guida turistica, sto andando avanti a fatica. Ma speriamo possa essere l’occasione per evitare di tornare alle invasioni delle orde barbariche. Spero che la tua visita sia andata bene!

  8. Mi pare un articolo dettato dall’espasperazione, che capisco, ma con diverse punte di presunzione. Nel mondo c’è posto per tutti, anche per il turismo e ahimé il turimo è vario, come vari sono i popoli, le usanze, le classi sociali.. e le guide. Mi dispiace che non ci sia più la elegante elite austroungarica o i britannici del Grand Tour, e mi dispiace che molti turisti si comportino da beceri in canottiera e ciabattine (che comunque andrebbero messi alla gogna), o quei disgraziati che si portano dietro zaini pesanti (certo che gli zaini da soli ancora non camminano) o passeggini ingombranti (che francamente non concepisco nemmeno io), che ci siano gli americani che pensano di essere a Disneyland (un cliché totalmente vero) e mi dispiace che Venezia faccia attraccare navi più grande del Palazzo Ducale che riversando folle di turisti mordi e fuggi, mi dispiace che ci siano gondolieri macchietta che propinano le noiose gondolate sovraprezzo tra i canali puzzolenti, mi dispiace che ci siano tutti questi souvenir cinesi da 1 Euro, mi dispiace che abbiate tutti quei ristoranti con quei camerieri molesti che attirano ignari turisti nelle loro trappole culinarie, o che ci siano i veneziani ospitali che hanno trasformato i loro affittacamere in Airbnb, mi dispiace che anche voi abbiate quei tipi che vendono mais proibito o palline appiccicose o lancino le eliche luminose nella notte veneziana, mi dispiace che ci sia quel mose famigerato che non funziona e ancora ci tocca far colazione coi piedi in acqua… ma ahimé, Venezia è la città più famosa del mondo e attira tutto il mondo… Fattene una ragione.
    Parola di uno che vive a Firenze.

    • Mosè Viero says:

      Ciao Markus!
      Ci mancherebbe, non posso darti torto. Venezia attira tutto il mondo e dobbiamo farcene una ragione. Ma questo non vuol dire che smetteremo di lamentarci per i comportamenti dissennati di chi spenna i turisti e dei turisti che si fanno spennare e che si comportano come barbari durante le invasioni 😀

  9. valeria says:

    bah.. un po’ bigotto ed elitario come blog. siamo in un paese libero e sono libera di viaggiare e mangiare quello che voglio fuori da ogni standard societario. ah… mi porterò uno zaino enorme. 🙂

    • Mosè Viero says:

      Se vuoi vivere “fuori da ogni standard societario”, ti consiglio una bella caverna in una montagna isolata. Se invece vuoi vivere con altre persone, devi scendere a compromessi.

      • alessandro says:

        Ma anche no, Valeria ha ragione, ci mancherebbe che qualcuno venisse a dirmi che non posso mangiarmi una piadina portata da casa perchè faccio la figura del povero. Ma chissenefrega, il poveraccio sarà quello che non ha niente di meglio da fare che guardare cosa mangiano gli altri. Prova ad andare in giro per Bologna a dire che puoi mangiare solo nei ristoranti e vedi quanti occhiatacce che ti prendi, giustamente aggiungo.

        Tra l’altro, dato che come hai detto anche tu, l’acqua la paghiamo, quella che mi porto dietro segue lo stesso principio, quindi non vedo nessunissimo motivo per cui dovrei ripagarla.

        L’unica cosa che è riuscita a fare questo articolo è farmi salire immediatamente il fastidio, e farmi desistere dallo spondere niente di più che il biglietto del treno.

        • Mosè Viero says:

          Quando vai a Bologna o in qualunque altra città sei liberissimo di portarti la piadina da casa, ci mancherebbe. Anche se la cosa mi fa comunque una tristezza incommensurabile. Qui però si parlava di Venezia: una città particolare, unica al mondo, nella quale semplicemente non ci sono aree in cui fare pranzo al sacco. Se siamo d’accordo, come spero, che Venezia è un patrimonio di tutti e va difesa, ci dobbiamo comportare di conseguenza e smettere di trattarla come un parco giochi dove fare un po’ quel che ci pare.
          Più in generale, comunque, il punto non è che non devi fare “la figura del povero”. Il punto è che dobbiamo goderci questa vita perché è l’unica che abbiamo. Se tu te la godi mangiando la piadina portata da casa sulla panchina del parco, buon per te. Io me la godo di più pasteggiando in un buon ristorante: e se non ho i soldi per farlo, aspetto a viaggiare fin quando non li ho messi da parte.

  10. Silvia says:

    Buongiorno Mosè, ho letto tutto con attenzione; sei guida turistica quindi conosci ogni aspetto della città. Sarò a Venezia il prossimo 18 febbraio (2023) con amici americani. Sarà un mordi-e-fuggi dalla mattina alla sera, purtroppo, e non credo sia il caso di perdersi la magia delle calli e di San Marco per chiudersi in un ristorante. Sono d’accordo sulla non opportunità di un pranzo al sacco, perché le aree sono davvero poche, forse è meglio e veloce prevedere una paninoteca. Come itinerario (ovviamente limitato per questioni di tempo) li guiderò io in inglese, spero di non avere problemi a costruirmi un semplice percorso, anche se non sono una guida turistica (sono insegnante di inglese alle superiori).
    Se per caso hai qualche dritta da darmi, ti ringrazio!
    Silvia

    • Mosè Viero says:

      Buongiorno Silvia, grazie per il tuo commento!
      L’idea della paninoteca va benissimo, ci mancherebbe. In effetti avendo solo una giornata e volendo massimizzare l’esplorazione della città può essere una buona idea. In area San Marco ti consiglio il bar San Marco 1076 in campo San Gallo (ignora il loro listino di roba surgelata e chiedi direttamente un panino con ingredienti scelti da te) o la birreria Forst in calle delle Rasse.
      Suggerimento importante: se i tuoi amici sono tuoi studenti puoi spiegar loro quello che vuoi, ma se sono solo tuoi amici tecnicamente non puoi far loro da guida. Attenta in piazza San Marco a non comportarti troppo da guida perché le guide autorizzate potrebbero mandarti contro i vigili per abusivismo.
      Buona gita!

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